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«Hai ragione, sei africano». Per i giudici quello di Forza Nuova contro Balotelli fu uno sfottò, non razzismo

30 Giugno 2023 - 13:31 Antonio Di Noto
La sentenza della procura torinese sul caso dello striscione apposto fuori dall'Allianz Stadium a novembre 2019

«Hai ragione, sei africano» non è razzismo ma solo uno sfottò. Nel 2012, in coppia con Antonio Cassano, Mario Balotelli aveva portato la Nazionale italiana a un passo dalla vittoria dell’Europeo. Vestiva d’azzurro, eppure cinque anni dopo, nel 2017, l’attaccante oggi in forze agli svizzeri del Sion (che di lui non sono troppo contenti), aveva detto di sentirsi «prima africano che italiano». Due anni più tardi, nel novembre 2019, davanti all’Allianz Stadium di Torino apparve uno striscione. «Mario hai ragione, sei africano», si leggeva a tinte rosse e nere sulla ringhiera davanti all’impianto sportivo della Juventus. Ora è arrivata la sentenza dei giudici torinesi, nei confronti del gesto degli esponenti di Forza Nuova contro Balotelli. La posizione della difesa è stata accolta dai pm e considerata condivisibile dal Gip: «Sebbene sia evidente – si legge nella decisione – l’intento provocatorio e anche per certi versi sarcastico e di sfottò, deve sottolinearsi che lo spunto è stato offerto dallo stesso Balotelli».

La motivazione

Questo è quanto ha sempre sostenuto Guido Anetrini, l’avvocato difensore dei tre esponenti di Forza Nuova, che ripresi dalle telecamere dello stadio durante l’affissione avevano ricevuto tre denunce e tre Daspo da parte della Digos. Per quanto l’intento non fosse certamente bonario, «dalla lettura dello striscione – scrive il pm – non paiono essere state pronunciate ingiurie, contumelie o espressioni offensive nei confronti di soggetti di origine africana, né risultano intenti propagandistici o messaggi di odio e disprezzo nei confronti di una specifica etnia». Caso chiuso. Chissà come la prenderà Supermario, che per buona parte della sua carriera ha dovuto subire insulti e ingiurie basati esclusivamente sul colore della sua pelle.

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