Il Ministero della Cultura non ha offerto il Colosseo per lo scontro tra Musk e Zuckerberg
Circola online la voce che il Governo italiano, attraverso il Ministero della Cultura diretto da Gennaro Sangiuliano, abbia offerto il Colosseo romano come ring per lo scontro tra Elon Musk e Mark Zuckerberg. A diffondere la presunta notizia è il sito americano TMZ Sports, seguito da altri UsToday, il tutto alimentato ulteriormente da un tweet di Elon Musk pubblicato questa mattina alle ore 6 italiane: «Some chance fight happens in Colosseum». Contattato il Capo Ufficio Stampa del Ministero della Cultura Andrea Petrella smentisce il tutto informandoci che non è stata presentata alcuna proposta per ospitare lo scontro.
Secondo quanto riportato da TMZ (articolo archiviato qui), un funzionario del Governo italiano avrebbe contattato Mark Zuckerberg per organizzare l’incontro con Elon Musk nel Colosseo, a Roma. Il sito americano afferma che a contattare il proprietario di Meta sarebbe stato direttamente il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e che le fonti interpellate confermerebbero l’entusiasmo dei due sfidanti per tale location.
Le stesse fonti (anonime) di TMZ raccontano che qualcuno vicino a Zuckerberg avrebbe trasmesso il messaggio a Dana White, attuale presidente della Ultimate Fighting Championship (UFC). Se da una parte Elon Musk pubblica un tweet con un riferimento al Colosseo, dal profilo di Dana White non viene comunicato alcunché.
Fonti dal Ministero della Cultura dichiarano quanto segue:
Non c’è stato alcun contatto formale da parte del ministero ne tantomeno alcun atto scritto, anche se la notizia appare gustosa è infondata. Il Colosseo viene concesso, non da oggi, per eventi a pagamento di alto profilo quasi sempre a scopo benefico. Ogni richiesta viene valutata attentamente dalla direzione del Parco archeologico e non compete all’organo politico. Se Zuckerberg e Musk volessero esibirsi nel Colosseo dovrebbero fare una sfida non violenta. Magari una sorta di certamen , un duello a colpi di versi in latino. E dovrebbero assicurare un congruo contributo economico da devolvere alla tutela del patrimonio storico italiano e magari una quota all’Emilia Romagna.