L’altra versione di Miccichè sulla cocaina: «Se la uso? Sono fatti miei. L’ho ammesso in passato, adesso no»
Gianfranco Miccichè non ci sta a passare per cocainomane. Ma dice anche che l’uso di sostanze stupefacenti da parte sua sarebbero in ogni caso fatti suoi. Nell’intervista di ieri al Corriere della Sera ha ammesso di aver fatto uso di droga in passato. Nel colloquio con l’edizione palermitana di Repubblica cambia in qualche modo versione. L’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana premette: ««Ho sempre ammesso di aver fatto uso di cocaina in passato. Ma non l’ho mai fatto da presidente dell’Ars. A 70 anni, se sniffassi, sarei già nella tomba. Quando sono stato intercettato, ero senatore. Non sono accusato di nulla e non sono indagato. Il mio nome non si poteva e doveva scrivere. Dicono che andavo a Villa Zito per comprare droga ma non c’entro niente con questa vicenda. È stato uno sputtanamento che sta facendo soffrire mia moglie e le mie figlie».
«Ci andavo solo per pranzare»
Poi nel colloquio con Giusi Spica va al punto: «Non devo dimostrare niente a nessuno. Se anche domani mi facessi un tiro di cocaina, non è reato e sarebbe solo un problema mio. Queste iniziative sono solo demagogia. Sono una persona onesta, ho la coscienza a posto. Non ho mai rubato un euro e faccio bene il mio lavoro. Quand’anche una volta ogni tre mesi mi offrissero un tiro, sarebbero solo fatti miei». E sui precedenti ribadisce: «Ho sempre dimostrato la mia estraneità. Nel caso di Alessandro Martello, i carabinieri dei Ros mi chiesero scusa quando si scoprì che la cocaina che aveva portato al ministero non era per me. E anche stavolta molte circostanze descritte nell’ordinanza non sono vere». Miccichè nega anche di essersi recato a villa Zito per rifornirsi di cocaina: «Ci andavo solo per pranzare». Dice che al contrario di quello che sostiene l’ordinanza a Milano ci è andato davvero dal 20 al 26 novembre. Quindi quella non era una scusa per rifornirsi.
L’auto blu e il lampeggiante
Sull’auto blu e il lampeggiante Miccichè è ancora più drastico: «Al mio autista ho vietato di usare il lampeggiante. Magari quel giorno li ha accesi perché ha imboccato la corsia preferenziale di via Libertà in senso contrario». E la macchina? «L’auto blu spetta per regolamento a ex presidenti di Camera e Senato per dieci anni e nessuno ha mai sollevato il problema. All’ex presidente dell’Ars spetta per i cinque anni successivi al mandato e solo se viene rieletto deputato. Dov’è lo scandalo se un ex presidente va in auto blu anziché in autobus? Non nego che la scelta di optare per il seggio a Sala d’Ercole invece che per il Senato è stata dettata anche da questa possibilità. Spostarsi a Roma in taxi è molto costoso e incide sul bilancio familiare».
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