Il terrorista nero e le stragi di mafia: perché Paolo Bellini è indagato per Capaci
Paolo Bellini è stato arrestato perché voleva vendicarsi dell’ex moglie. Maurizia Bonini era stata testimone contro di lui nel processo sulla strage di Bologna. Ma voleva colpire anche il figlio del giudice Francesco Caruso, che gli aveva rifilato l’ergastolo. Ma le intercettazioni che le Dda di Firenze e Caltanissetta hanno trasmesso ai magistrati bolognesi hanno consentito di appurare che Bellini è sotto indagine anche per la strage di Capaci del 1992. E per quelle di Firenze, Milano e Roma del 1993. Il Fatto Quotidiano scrive che Bellini è indagato come “concorrente morale” nella morte di Giovanni Falcone. Perché avrebbe in qualche modo “suggerito” a Cosa Nostra la strategia delle stragi. Avrebbe parlato con il boss Antonino Gioè. E, successivamente, con Giovanni Brusca, Totò Riina e Leoluca Bagarella.
Il rapporto tra Gioè e Bellini
Antonino Gioè, classe 1948, era entrato in Cosa Nostra nel 1976. Affiliandosi alla cosca di Altofonte. Ha partecipato al confezionamento dell’esplosivo e al suo collocamento sull’autostrada per Palermo. Ha infine dato il segnale a Brusca per spingere il pulsante e azionare il detonatore. Ma sono altri i misteri che si affollano intorno a lui. Viene arrestato nel marzo del 1993. A tradirlo sono le intercettazioni ambientali dei colloqui con il suo compagno di latitanza, Gioacchino La Barbera. Nel quale rivelava la sua partecipazione all’attentato. Ma Gioè muore suicida in carcere il 29 luglio del 1993. Dieci giorni dopo l’attentato a Borsellino. Nelle intercettazioni con La Barbera aveva parlato di altre collaborazioni nella preparazione delle stragi successive. Adombrando la necessità di partecipazione di altri. Ha lasciato una lunga lettera-testamento nella quale respinge tutti gli addebiti.
Le stragi e gli obiettivi
Proprio in quella lettera però Gioè cita Bellini. Che si era offerto come tramite per il recupero di alcune opere d’arte in cambio della richiesta di un trattamento carcerario meno rigido per alcuni detenuti. Ovvero i boss della mafia. La Barbera ha raccontato poi che fu Bellini a indicare gli obiettivi degli attentati. Di certo l’ex Avanguardia Nazionale era all’hotel Sicilia di Enna nel dicembre 1991. Proprio in quell’albergo l’anno dopo si tennero alcune delle riunioni della Commissione Regionale di Cosa Nostra. In Sicilia, tra il 1991 e il 1992, c’era anche Stefano Delle Chiaie. Non ci sono prove della partecipazione di Bellini a queste riunioni. Ma nel novembre 1992 venne fermato insieme a Rosario Casarotti, imparentato con boss, vicino alla contrada in cui abita Pietro Rampulla. Definitivamente condannato per le stragi di Capaci, in gioventù aveva aderito a Ordine Nuovo. Anche la moglie di Bellini dice che il coniuge si trova in Sicilia nei giorni dell’attentato. Ritorna a casa il 25 maggio. Due giorni dopo l’attentatuni.
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