Giorgia Meloni dice basta al “tafazzismo” sul Pnrr: «E il Mes può attendere»
Giorgia Meloni dice che sull’immigrazione l’Unione Europea ha cambiato passo. Mentre sui ritardi sul Pnrr invoca un “Basta tafazzismo” e il Mes può attendere. Invece il salario minimo non la convince, mentre Daniela Santanché chiarirà tutto sulle sue aziende in Senato. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera la premier oggi fa il punto sugli obiettivi del governo. E nel colloquio con Monica Guerzoni sostiene che sia contrario all’interesse nazionale ratificare il Meccanismo Europeo di Stabilità mentre si discute del Patto di Stabilità e dell’Unione bancaria. In Europa, sostiene Meloni, «siamo riusciti a far comprendere a tutti i nostri partner che non aveva senso continuare a litigare tra Paesi di primo approdo e Paesi di destinazione su chi dovesse avere la responsabilità di gestire il fenomeno e che l’unico modo era lavorare insieme sui confini esterni, soprattutto attraverso una cooperazione paritaria coni Paesi africani».
Polonia e Ungheria
Meloni difende i suoi alleati che hanno detto no all’accordo: «Soprattutto la Polonia, ma anche l’Ungheria, hanno accolto milioni di profughi ucraini ricevendo dalla Ue contributi inferiori al necessario. Di contro, secondo l’accordo dell’8 giugno, sarebbero tenute a versare 20 mila euro per ogni migrante anche irregolare non ricollocato. Il tutto, aggravato dal blocco degli stanziamenti per i loro Pnrr nazionali. La loro rigidità è comprensibile e io ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali. Si può superare ricostruendo un rapporto di fiducia e in questo senso cerco di dare il mio contributo».
Poi fa un pronostico sulle elezioni europee: «L’accordo innaturale tra popolari e socialisti non è più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando. Da qui al giugno 2024 ci saranno elezioni nazionali importanti. In Spagna, dove si vota a luglio, è possibile un governo di centrodestra con popolari e conservatori, dopo che in Italia, Svezia e Finlandia si sono imposti governi di centrodestra. Intanto a Bruxelles sui singoli provvedimenti si creano alleanze allargate alternative alla sinistra. E una fase stimolante, i conservatori e l’Italia possono giocare un ruolo centrale».
Il tafazzismo e il Pnrr
Sul Recovery Plan Meloni non si dimostra preoccupata. Nonostante la Commissione Ue non abbia sbloccato gli obiettivi della terza e quarta tranche: «Assolutamente si, soprattutto se smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo. Noi siamo impegnati per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione e ricordo che lavoriamo su un piano scritto da altri». Mentre sul Mes la premier ritiene «contrario all’interesse nazionale accelerare la ratifica del trattato di riforma del Mes mentre il governo è impegnato nel negoziato decisivo per la modifica del Patto di stabilità e il completamento dell’Unione bancaria. Se abbiamo presentato una questione sospensiva alla richiesta delle opposizioni di ratifica immediata è perché questi strumenti vanno visti insieme. Chi oggi chiede la ratifica non sta facendo l’interesse italiano».
Santanchè e il salario minimo
Sul caso Santanchè la premier dice di non essere preoccupata: «Sta lavorando molto bene e i risultati lo dimostrano. Ha deciso di riferire in Aula per spiegare al meglio la sua posizione. Una scelta di trasparenza e serietà che non era scontata e dimostra la sua buonafede». Poi c’è la proposta sul salario minimo, rilanciata di recente dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «Non sono convinta che ci si possa arrivare per legge e l’approccio del governo va nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa, investire sul welfare aziendale, agire su agevolazioni fiscali e contributive, stimolare i rinnovi contrattuali. Il tavolo con le parti sociali è sempre aperto e noi ci confrontiamo con tutti, senza preclusioni».
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