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Vittorio Sgarbi come Don Giovanni: «No, no, io non mi pento. E sto dalla parte del cattivo»

04 Luglio 2023 - 05:15 Redazione
vittorio sgarbi maxxi don giovanni
vittorio sgarbi maxxi don giovanni
Il sottosegretario e critico racconta dal suo punto di vista la scena al Maxxi

Vittorio Sgarbi non si pente. Come il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. L’intervento al Maxxi di Roma tra parolacce e sessismo ha scatenato le critiche del suo ministro Gennaro Sangiuliano. Oltre alle risposte di Amadeus e Fiorello. Ma il sottosegretario, in risposta a un articolo di Simonetta Scandivasci, replica oggi sulle colonne de La Stampa. E lo fa citando la scena 15 del secondo atto dell’opera. Ovvero il dialogo tra Don Giovanni, Leporello e la statua del «Commendatore, fantasma minaccioso del padre di Donna Anna, ucciso da Don Giovanni dopo aver tentato di stuprargli la figlia». Poi spiega: «Nel contesto preciso dove io ero, come ho detto, a teatro, su un palcoscenico, il mio cazzo come il suo, d’altra parte, era una citazione di una orazione universitaria di Houellebecq, sulla sua (e mia) malattia».

Il contesto del Maxxi

E ancora: «A vedere bene, io non ero stato chiamato dal Presidente Giuli, che infatti ha introdotto, a parlare come Sottosegretario ma come comprimario (per ragioni di amicizia e anche per sottolineare in cartellone la prevalenza dello spettacolo canoro) di Morgan. E io benevolmente e umilmente ho accettato. Come Leporello, dunque, e l’ho detto, e l’ho dichiarato, per la singolare coincidenza imposta dalla domanda di Morgan, non perché mi senta Mozart e non certamente riferendomi (non potendo prevedere le postume strumentali polemiche di dieci giorni dopo, senza nessuna reazione all’impronta) al «no, che io non mi pento». Questo posso dirlo ora e, per logica, sentendomi Don Giovanni, non Mozart».

“Il catalogo è questo”

Poi Sgarbi cita l’aria Madamina, il catalogo è questo in cui Leporello enumera le conquiste di Don Giovanni. E dice che «per quest’aria, indecente e sessista per i parametri d’oggi, evocavo il rischio della cancel culture. L’aria del catalogo di Leporello, scritta da Lorenzo da Ponte, che io ho mimato grossolanamente, oggi sarebbe improponibile e potrebbe diventare l’elenco delle invitate a un ballo per i diciotto anni. Questa era la situazione, e mi dispiace, non per assolvermi, che la Sciandivasci non lo abbia capito». Infine, Sgarbi ritorna sulla scena della richiesta di pentimento: «Difficile non stare dalla parte del Commendatore, in superficie; ma, penetrando lo spirito dissacratorio di Don Giovanni, si può capire altro, e basta vedere come Mozart descrive il convenzionale promesso sposo di Donna Anna, Ottavio. Stare dalla parte del cattivo è difficile, e non voglio chiederlo alla Sciandivasci».

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