David Parenzo: «Vi racconto mio nonno fascista e massone. Gli ascoltatori de “La Zanzara” me lo rinfacceranno»
David Parenzo, giornalista e conduttore de La Zanzara su Radio 24, parla oggi con il Corriere della Sera delle sue origini e del nonno che ha combattuto per Mussolini. Ma anche del suo spettacolo Ebreo e del libro Ebreo giudeo naso adunco, edito da Baldini + Castoldi. La sua identità è stata un problema «da piccolo soltanto. Alle elementari durante l’ora di religione non dicevo le preghiere, una maestra chiamò i miei genitori: “Vostro figlio si spaccia per ebreo”. Mi cambiarono di istituto. Al liceo invece ogni tanto qualche battuta antisemita: tornavo a casa un po’ ferito».
Le radici ebraiche
Lui è sempre stato attento alle sue radici: «Andavo tutte le domeniche dal rabbino, avevo imparato a leggere l’ebraico. Ho respirato molto dal papà, avvocato, che è anche uno studioso. E dai nonni. Emanuele Parenzo, anche lui avvocato, venne espulso dallo studio dopo le leggi razziali: scappò in Svizzera con la nonna, che rimase muta per due giorni di fila. Poi c’era nonna Margherita, detta Greta: finì a Bergen Belsen con il padre e la sorella, si salvò solo lei perché parlava tedesco e capiva i comandi». Il nonno materno Sebastiano Caracciolo era invece fascista: «Figlio di socialisti di Catania, giovanissimo era partito volontario in guerra a Sarajevo e lì aveva conosciuto mia nonna Greta, di cui si era subito innamorato. Il conflitto divise i loro destini: lei deportata; lui catturato dagli inglesi e spedito a Casablanca. Dopo la guerra lui la fece cercare tramite la Croce Rossa e tornarono insieme».
Il nonno fascista e massone
Successivamente ha fatto carriera in polizia ed è morto di cancro nel 2013 «senza mai rinnegare la sua fede. Non le dico a casa le discussioni: mi ricordo da piccolo, a tavola, con l’altro nonno, quello paterno, che era di sinistra, un po’ radicale, un po’ del Pci… Però, ecco, a questo punto forse è meglio che chiami mia madre. La faccenda è delicata». Dopo un conciliabolo con la genitrice: «Ma posso dire anche è stato il fondatore di quella branca della massoneria, del rito…?». Adesso che lo ha rivelato a La Zanzara ha paura che glielo rinfaccino. Ma la faccenda, dice Parenzo, è più complessa: «Non c’era nulla dell’affarismo di oggi e il fascismo ad un certo punto mise pure al bando la massoneria, c’era in lui quindi questa doppia contraddizione. Questo anche per dire della complessità della famiglia in cui sono nato e in cui sin da piccolo si è parlato di politica».
Giornalista grazie a Sandro Curzi
Lui invece è diventato giornalista grazie a Sandro Curzi: «Mi disse: “Senti, ti va di fare qualcosa?”. Risposi: “Guarda che nel partito mi considerano già un filo-americano”. Ribatté: “Fai quello che vuoi”. Mi inventai una rubrica che si chiamava Hamburger e polenta, storie dal mitico Nordest». Quando conduceva Iceberg su Telelombardia i politici venivano sempre: «Una volta venne Pannella, gli feci uno scherzo tremendo assieme a Ignazio La Russa, che era mio complice. Lo chiudemmo in camerino, facendogli credere che la trasmissione fosse già iniziata. La Russa in studio diceva: “Pannella non si presenta, teme il confronto”. Quello impazzì! Poi pretese 20 minuti per uno dei suoi pipponi… In realtà a Marco dobbiamo tanto. La Zanzara viene dall’idea dei microfoni aperti di Radio Radicale».
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