Rivolte in Francia, il governo ora pensa a una stretta sui social durante le proteste: «Interverremo sugli appelli all’odio»
Il governo francese conferma la linea dura contro le rivolte dei giorni scorsi e, su consiglio del presidente Emmanuel Macron, pensa anche alla possibilità di limitare l’accesso ai social media. Il portavoce dell’esecutivo, Olivier Véran, ha escluso l’ipotesi di «blackout generalizzato» delle piattaforme social, ma ha evocato la sospensione di «alcune funzionalità». Le proteste che da circa una settimana agitano la Francia sono nate in seguito alla morte di Nahel, il ragazzo di 17 anni ucciso da un agente di polizia a Nanterre, nella periferia di Parigi. Le rivolte, tra le più violente degli ultimi anni, hanno interessato centinaia di città in tutto il Paese, costrette a fare i conti con devastazioni e saccheggi. In tutta risposta, le autorità francesi hanno disposto un ingente dispiegamento di forze di polizia – circa 45mila agenti – con alcune città che hanno annullato i grandi eventi, istituito un coprifuoco e limitato le corse notturne dei mezzi pubblici.
All’inizio di questa settimana, le proteste sembravano destinate a spegnersi gradualmente. Ma la morte di un 27enne a Marsiglia avvenuta nella notte di sabato scorso – e per la quale il 5 luglio la procura di Marsiglia ha annunciato di aver aperto un’indagine – per mano di un agente di polizia potrebbe gettare nuova benzina sul fuoco. Ed è proprio per evitare nuovi scontri e disordini che il governo francese non ha escluso l’ipotesi di un blocco dei social media. «Su alcune piattaforme – ha detto Véran – c’è la geolocalizzazione che permette ai giovani di ritrovarsi in un determinato luogo, mostrando scene di come appiccare il fuoco… Sono appelli all’organizzazione dell’odio nello spazio pubblico e in questo contesto abbiamo l’autorità per sospenderlo». Al termine del consiglio dei ministri che si è svolto oggi a Parigi, il portavoce del governo francese ha anche annunciato l’adozione di una circolare ad hoc per consentire ai comuni interessati dalle proteste di ricostruire «senza ritardi» gli edifici pubblici distrutti durante gli scontri.
Credits foto: EPA/Mohammed Badra
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