Turista morta sul Sentiero degli Dei, l’esperto: «Il trekking non è adatto a tutti ma è diventato una moda»
Una turista finlandese di 21 anni, Natalia Vera Hogstom, è morta dopo essere caduta mentre percorreva sabato scorso il Sentiero degli dei nell’area di Agerola, in provincia di Napoli. Secondo quanto ricostruito fino ad oggi il tratto di sentiero che ha portato alla morte della giovane in quel momento era off limits a causa di una frana. Sono sempre di più le persone che muoiono perché impreparate ad affrontare determinate aree. Peter Hoogstaden, ingegnere olandese, tour operator specializzato in cicloturismo, escursionismo e turismo responsabile, nonché colui che negli anni Novanta ha promosso il turismo escursionistico in Costiera Amalfitana e sul Sentiero degli Dei, spiega in un’intervista al Corriere della Sera perché il sentiero dove è passata la 21enne non è adatto a tutti.
Dai turisti in infradito alle passeggiate sotto il sole cocente
«C’è un crescente interesse, direi anche una moda, per il cosiddetto ‘trekking’, ma purtroppo molte persone si avviano in montagna come se fosse il parco sotto casa loro», spiega l’esperto a colloquio con Michele Cinque. «Vedo troppo superficialità in giro, e talvolta finisce male. Senza generalizzare, ma ormai si vede di tutto sui sentieri. Dai turisti con le infradito, alle persone che si avviano sotto il sole cocente senza acqua o nella neve senza attrezzatura», aggiunge. Hoogstaden ci tiene a sottolineare che il Sentiero degli Dei, diventato molto noto negli anni anche perché al centro di tanti vlog di influencer e personaggi del web, non è proprio una passeggiata. È necessario, infatti, arrivarci preparati.
«Le app? Non bastano»
«Bisogna smetterla di fidarsi delle ‘app’ che sì, riportano tutti i percorsi (a volte anche quelli non esistenti…), ma senza le adeguate informazioni circa la loro percorribilità», incalza Peter. L’esperto se la prende, infatti, con chi si approccia alle vette delle montagne per farsi alcuni scatti da lanciare poi sui social. «Le vette non sono da conquistare per un’ennesimo selfie, o per una bella foto su Facebook o Instagram per acchiappare qualche like. La montagna non è sempre instagrammabile», chiosa.
Foto di copertina: Facebook / Peter Hoogstaden
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