L’ultimo testamento di Berlusconi. Dal ruolo di Marta Fascina all’assenza di Luigi, cosa sappiamo (e cosa no) sulle volontà del Cav
In un uomo che si è mostrato fino all’ultimo energico e combattivo come Silvio Berlusconi, colpisce che almeno due dei tre atti di cui si compone il testamento siano stati firmati in momenti particolarmente difficili della sua carriera politica. Il primo, infatti, è dell’ottobre 2006, pochi mesi dopo le elezioni vinte da Romano Prodi che – pur con una maggioranza piuttosto limitata che infatti franerà – si insediava come presidente del Consiglio succedendo al Cavaliere. L’ultimo, una lettera, è del 19 gennaio 2022, quando Berlusconi veniva ricoverato al San Raffaele ma anche nel periodo in cui vedeva sfumare la possibilità di salire al Quirinale (dieci giorni dopo sarebbe stato rieletto Sergio Mattarella). Ma questa non è l’unica particolarità a colpire nell’ultima lettera che Berlusconi ha allegato al testamento. Il testo e le immagini sono note anche perché si è fatta ironia, specie in rete, sull’assenza dall’elenco del nome di Luigi Berlusconi, il più giovane dei figli.
Il testo della lettera
«Cara Marina, Pier Silvio, Barbara e Eleonora. Sto andando al San Raffaele. Se non dovessi tornare, vi prego di prendere atto di quanto segue. Dalla vostra eredità di tutti i miei beni dovete destinare queste donazioni a:
- Paolo Berlusconi euro 100 milioni
- Marta Fascina euro 100 milioni
- Marcello Dell’Utri euro 30 milioni
Per il bene che io ho voluto loro e per quello che loro hanno voluto a me. Grazie, tanto amore a tutti voi, il vostro papà»
Cosa cambia e cosa non torna
In questa ultima lettera testamentaria, incuriosisce prima di tutto che non sia stata consegnata al notaio ma che quest’ultimo si sia recato per aprirla e pubblicarla ieri direttamente ad Arcore, alla presenza di Marta Fascina che deteneva la busta. Il testo è olografo, scritto e firmato da Silvio Berlusconi, alla presenza di tre persone: la stessa Fascina, Antonino Battaglia (urologo di Berlusconi) e Stefania Gaini, forse proprio al San Raffaele visto che a far da testimone c’è anche un medico. Ha la forma di un “legato”, cioè di una disposizione che si aggiunge alla eredità, al netto di debiti e altre divisioni. L’interpretazione più semplice di una lettera come questa, dunque, è che quattro dei cinque eredi (quindi non Luigi), ricevuti i loro lasciti si dividono in parti uguali le donazioni da fare a Fascina, Paolo Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Paolo ha specificato all’Ansa che questa seconda lettera non deve intendersi come sommabile alla precedente e che quindi lui riceverà “solo” 100 milioni. Sembra di capire che la cosa gli fosse nota e che intenda rispettare le volontà del fratello, anche se un testo del genere potrebbe essere impugnabile: «Per evitare fraintendimenti e a fronte delle richieste di delucidazioni ricevute da parte di numerosi organi di informazione – si legge nella nota Ansa inviata da Paolo Berlusconi – si precisa che il fratello Silvio gli aveva anticipato in più occasioni, con la straordinaria generosità che lo ha sempre contraddistinto, l’intenzione di lasciare allo stesso Paolo la somma di 100 milioni di euro».
Legittima e disponibile nella famiglia Berlusconi
Se Luigi è escluso dalla lettera, salvo accordi interfamiliari diversi, non starà a lui dare esecuzione a queste volontà, almeno secondo la prassi nelle esecuzioni testamentarie verificata da Open. Ma il debito totale di 230 milioni inciderà sul capitale ricevuto da tutti e quattro gli altri figli in parti uguali. Affidando una lettera del genere agli eredi, colui che lascia chiede ai suoi successori di prelevare una parte dal totale ricevuto per fare una donazione. In astratto, visto che almeno nel caso di Eleonora e Barbara, la donazione incide direttamente sulla “legittima” (i due terzi di eredità che spettano per legge agli eredi diretti) è possibile impugnare il testamento e chiedere di non dare esecuzione a questa parte, con discrete possibilità di successo. Se però non sarà questa la strada scelta, dovranno partecipare anche loro. In questo caso, la donazione da fare non è – a ben vedere – esigua. Stando ai calcoli fatti da Open nelle scorse settimane, il patrimonio noto di Berlusconi vale 2 miliardi, dunque i lasciti sono il 10%. Ma non tutto quello che hanno ricevuto i figli è liquido e disponibile: di quel totale fanno parte le azioni Fininvest, le partecipazioni, le società controllate. Il denaro immediatamente spendibile è, dunque, molto meno. E saranno gli eredi Berlusconi a dover mostrare la generosità messa su carta dal padre.
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