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Il dg della Rai Rossi: «Gli addii a Viale Mazzini? Dipendono dal mercato e dai compensi»

06 Luglio 2023 - 08:19 Redazione
rai giampaolo rossi addii berlinguer fazio compensi
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«Fazio è uscito prima che arrivassimo. Annunziata? Non ho capito il motivo»

Il direttore generale della Rai Giampaolo Rossi oggi parla degli addii a Viale Mazzini in un’intervista al Corriere della Sera. E su Bianca Berlinguer che è approdata a Mediaset dice che «è il mercato che è in movimento». Poi aggiunge: «Fazio è uscito prima che arrivassimo. Quanto alla Annunziata, ancora oggi le sue motivazioni mi risultano poco comprensibili». Mentre sulla conduttrice di Cartabianca sostiene che «ha fatto una scelta di vita. Dispiace che abbia deciso a pochi giorni dalla presentazione dei palinsesti. In cui era stata confermata». E quando Antonella Baccaro dice che la figlia di Enrico chiedeva una trasmissione «a reti unificate», sorride.

La battuta

La battuta chiama in causa alcuni rumors che risalgono a quando Bianca Berlinguer era ancora in bilico. E che volevano la conduttrice desiderosa di prendere il posto di Marco Damilano nella sua striscia quotidiano. Così come preoccupata dalla concorrenza di Francesca Fagnani con Belve. Berlinguer ha smentito tutto. Rossi dice che chi prenderà il suo posto «si deciderà con calma». Ma si parla di Monica Giandotti. Mentre per il dg il tetto degli stipendi è un vincolo che causa le separazioni dagli artisti e dai giornalisti: «È un elemento che ci sfavorisce in un mercato competitivo. Il rischio è che la Rai diventi un incubatore in conto terzi di professionalità». In compenso, nei nuovi palinsesti «Sono state valorizzate le professionalità in una logica di turnazione che ha tenuto conto di un riequilibrio del pluralismo, come non si era mai visto prima».

Il canone

Rossi affronta anche l’argomento del canone. E delle forze politiche (come la Lega) che vogliono abolirlo. «A noi interessano risorse certe e stabili. I modi li decida la politica. Intanto andrebbe recuperata alla Rai quella parte del gettito che oggi finisce altrove. Sono 150-180 milioni che potremmo vincolare a usi predefiniti: la produzione audiovisiva italiana, l’ammodernamento delle sedi regionali e la digitalizzazione». La Rai, argomenta il dg, non è un carrozzone: «Tra i cinque più grandi servizi pubblici europei è quella con meno dipendenti, con il canone più basso e con il miglior rapporto tra finanziamento e ascolti».

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