Famiglia travolta in auto, parla Angelika Hutter: «Sono in un baratro, ma non ricordo nulla»
«Ich bin in einem Abgrund». Ovvero: «Sono in un baratro». Sono queste le parole che Angelika Hutter, la cittadina tedesca di 31 anni arrestata per aver investito cinque persone a Santo Stefano di Cadore (Belluno), continua a ripetere al suo avvocato dal carcere della Giudecca di Venezia. La donna, su cui pende l’accusa di omicidio stradale plurimo, ha parlato lo scorso venerdì con il suo difensore d’ufficio Giuseppe Triolo. Un incontro durato ben tre ore, riferisce il Corriere della Sera, con il supporto di un traduttore. «Non ricordo nulla di quello che è successo», ha confidato la 31enne al suo legale. Intanto, la donna si sta preparando per incontrare domani, 10 luglio, la giudice di Belluno Enrica Marson per l’udienza di convalida del suo arresto.
Possibile scarcerazione?
Dal fascicolo delle indagini risulta che il giorno della tragedia, la donna – oltre ad andare a una velocità fuori dai limiti consentiti – non avrebbe frenato. Elemento che ha fatto sollevare l’ipotesi che dietro l’incidente possa esserci una volontarietà da parte della giovane. Ma il procuratore di Belluno, Paolo Luca, frena su ipotesi e conclusioni affrettate «che potrebbero essere fuorvianti». Ma cosa succederà domani? L’avvocato della 31enne chiederà la scarcerazione perché «è un incidente e può capitare a chiunque». E – come evidenzia Il Messaggero – potrebbe non essere un’ipotesi così remota considerato che non vi sono le aggravanti di alcol e droga. La 31enne nei giorni scorsi ha, infatti, eseguito i test tossicologici e alcolemici e sono risultati negativi. Un aspetto che preoccupa anche i famigliari delle vittime.
«Sente la responsabilità della tragedia, ma ha rimosso»
Intanto, il suo avvocato dà una versione differente su ciò che sta provando la donna. Se gli inquirenti che l’hanno interrogata prima dell’arresto l’hanno descritta come una persona che «non ha mostrano alcun segno di pentimento», il legale dichiara che «Angelika sta combattendo una battaglia interiore perché si sente addosso la responsabilità di aver ammazzato tre persone». Anche se nei racconti di lei è come se «avesse rimosso ogni cosa, come se lei non ci fosse stata».
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