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Quella volta che Woody Allen chiamò Rocco Papaleo per un suo film: «Ma io dovevo portare mio figlio a Disneyland»

10 Luglio 2023 - 08:48 Redazione
rocco papaleo woody allen film
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L'attore ricorda l'occasione persa per "To Rome with Love"

L’attore e regista Rocco Papaleo è nelle sale d’Italia con Scordam“. La sua partner è la cantante Giorgia. Ma intanto è già al lavoro sulla nuova opera dei fratelli Manetti. In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale dice che il suo ultimo «è il film più autobiografico. «Ma soprattutto, invecchiando mi propongo di liberarmi dalle mie zavorre. Voglio avere un coraggio maggiore, quello che ho tenuto un po’ più nascosto. Vorrei essere completamente autentico, e non diplomatico. Vorrei essere più deciso e pungente». Nella sua carriera però c’è un rimpianto. Ovvero non aver recitato in To Rome with Love di Woody Allen. Il regista americano l’aveva chiamato, ma lui era impegnato.

La prima volta in America

«Era un ruolo, peraltro breve, nel film che Woody Allen ha girato a Roma, From Rome with Love. Sfortunatamente, per le date in cui avrei dovuto girare avevo programmato da molto tempo un viaggio negli Stati Uniti con mio figlio. E così, ho deciso che fare il padre era più importante di tutto. E mentre uno dei più grandi registi americani veniva in Italia, io andavo in America: avevo promesso a mio figlio di fargli vedere Disneyworld. In fondo sono un sentimentale», ricorda oggi nel colloquio con Giovanni Bogani. Poi racconta dei suoi lavori con Checco Zalone: «È straordinario, perché è una persona geniale sempre piena di dubbi. Ha una gradevolissima insicurezza, che non tutti percepiscono. Per girare quel film siamo stati un mese insieme, Checco, la sua chitarra e io. Posso dire di avere assistito a una serie di concerti live di Zalone solo per me».

Giorgia e gli altri

Parla anche della sua co-protagonista nell’ultimo film: «Sono i musicisti che mi affascinano, da sempre. Nel caso di Giorgia, l’ammirazione è totale: la conosco da più di trent’anni, la vidi sbocciare nei palcoscenici romani negli anni ’90 e me ne sono invaghito, artisticamente. Ci siamo sempre incrociati, e alla fine ho trovato il coraggio di proporle il progetto di questo film. Ci siamo ripromessi di fermarci, se la cosa non avesse funzionato. Invece, siamo andati fino in fondo al film. E credo che sia stata una cosa bellissima. Giorgia scioglie i nodi esistenziali che avevano reso il mio personaggio così ‘scordato’. Io sapevo che in Giorgia c’era una grande anima, e che avrei potuto trovare in lei quella luce».

E Gazzé?

Con qualcun altro è andata in maniera differente: «Con Max Gazzè ho lavorato sul ‘contrario’. Max è uno che parla in continuazione. Gli ho dato un ruolo muto, ed ero sicuro che sarebbe ‘scoppiato’, che avrebbe espresso con la faccia tutto quello che non riusciva a dire con le parole. E infatti, è scoppiato. In senso buono».

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