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Caso Orlandi, la sorella Natalina: «Da mio zio solo avances». L’attacco di Pietro contro il Vaticano: «Vogliono verità di comodo» – I video

La risposta della famiglia sulle ultime rivelazioni emerse dalle indagini delle autorità italiane e vaticane a proposito delle presunte molestie

Da parte di Mario Meneguzzi non ci sarebbe stata una vera e propria molestia sessuale, men che meno una violenza nei confronti di sua nipote Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, la 15enne scomparsa da Città del Vaticano nel 1983. È la stessa donna a spiegarlo durante la conferenza stampa convocata dalla famiglia, dopo le rivelazioni fatte dal TgLa7 sui documenti nell’indagine portata avanti dalla procura di Roma e dalle autorità vaticane. «Per prima cosa non esiste uno stupro. Secondo, è una cosa che risale al ’78 quando lavoravo insieme a mio zio, che mi ha fatto delle semplici avance verbali e un regalo – ha spiegato Natalina Orlandi – Ma quando ha capito che non c’era alcun tipo di possibilità, è finito tutto lì. Indubbiamente io nei primi giorni sono rimasta scossa e la prima persona con cui ne ho parlato è stato Andrea, all’epoca il mio fidanzato, che adesso è mio marito. Lo sapevamo io e lui. Indubbiamente di questa cosa non sarei mai andata a parlare con mio padre, anche perché è stata una cosa talmente veloce, che si è chiusa in poco tempo. L’unica persona con cui mi sono confidata è stata il nostro sacerdote e padre spirituale. Ed è finita lì: questo è stato il rapporto con mio, sbagliato o giusto che sia, non c’è stato altro, infatti le nostre famiglie che erano e sono molto legate, hanno continuato come se niente fosse. Prima l’avvocato diceva che le dispiaceva per la mia vita messa in piazza, ma a me non interessa nulla». E poi ha aggiunto: «Credo sia stato solo lo scivolone di un uomo 50enne, non lo so, non mi pongo il problema. Avevo 21 anni, ero grande, forse un po’ ingenua. Io l’ho raccontata in confessione. A me viene da ridere quando dicono che era una cosa che non si sapeva. In procura lo sapevamo, tutti lo sapevano».

«Dal Vaticano tentativo di scaricare sulla famiglia»

Pietro Orlandi ha raccontato che, mentre seguiva il servizio in tv andato in onda ieri 10 luglio su La7, ha commentato: «Ma che carogne…». Poi ha attaccato, accusando di non essere mai stato convocato su quell’ipotesi che riguarderebbe suo zio: «Ho pensato alle falsità che hanno detto, tirandolo fuori come scoop, come novità, come se fosse la verità assoluta. Io ho visto lì quel modo di scaricare qualunque tipo di scaricare qualunque tipo di responsabilità che poteva esserci in Vaticano addirittura sulla famiglia. Mi sembra abbastanza chiara questa cosa: loro lo tirano fuori come documenti appena usciti. Ma che tipo di indagine fanno, anche in procura? Se fai un’indagine, sono aperto a qualunque tipo di ipotesi, perché è giusto che venga scavato a 360 gradi, qualunque tipo di ipotesi. Anche quelle a livello famigliare. Anche perché 40 anni fa anche la famiglia sarà stata seguita, pedinata… quindi quella è una cosa normale. Se voi adesso, procura della Santa Sede e procura di Roma insieme fanno questa indagine e hanno questo sospetto, ma la prima cosa che dovrebbero fare è convocare le persone protagoniste di questa presunta ipotesi e interrogarli». Nel giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi, Pietro ricorda che «era in vacanza con la famiglia fuori Roma, come già accertato».

«Vorrei dire al Papa quali carogne gli girano intorno»

«Quindi la responsabilità è già fuori dal Vaticano? È già data per scontato. Solo adesso capisco che l’incontro con Diddi (Alessandro, promotore di Giustizia del Vaticano) è stato condotto in un certo modo. Io quel giorno ero convinto e felicissimo per le sue parole. Dicevo che finalmente c’era la volontà di fare chiarezza, trovavo onestà, non voglio ricordare i 40 anni precedenti, perché non dimenticherò mai quello che è successo. A un certo punto tra di loro, si parlava di una questione di Gangi, quell’agente dei Servizi che collaborò e che conosceva la nostra famiglia. Lì è emerso che loro già avevano ascoltato Gangi, perché lo confermò uno degli ispettori. Ma come? È morto nell’ottobre del 2022 e l’inchiesta è stata riaperta a gennaio. C’è stato un attimo di smarrimento… “Eh sì perché noi da un po’ di tempo stiamo facendo le indagini», mi hanno detto. E io sono convinto che loro già all’epoca tramavano questa cosa. Quindi non stanno e non sta lavorando per arrivare alla verità. Sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, che è quella uscita ieri sera. Io ho sempre chiesto un incontro a Papa Francesco, ma io vorrei davvero incontrarlo riservatamente delle carogne che gli girano intorno».

Foto e video: OPEN / Alessandro D’Amato

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