Beatrice Venezi: «A Nizza mi hanno contestato in venti. Definire il governo “neofascista” è assurdo»
Beatrice Venezi non ci sta. La direttrice d’orchestra oggetto di una protesta a Nizza ci tiene a fare sapere che gli attacchi nei suoi confronti sono strumentali. Perché lei non ha mai detto «cose omofobe o fasciste». Mentre sulla decisione di far eseguire l’Inno di Roma, caro all’Msi, dice che l’opera «non ha nessun tipo di riferimento ideologico». E se la prende con la stampa: «A contestarmi era uno sparuto gruppo di una ventina di persone. Dare loro credito contribuisce ad alimentare un brutto clima». Venezi non crede che la contestazione nasca dal suo sostegno all’attuale governo: «In realtà esiste da tempo, perché io non mi sono mai allineata, ci tengo a precisare che non ho mai preso una tessera di partito. Ma al di là della questione politica non ho mai ceduto al pensiero unico».
Controcorrente
E ancora: «Insomma, ho sempre nuotato controcorrente, anche se è piuttosto faticoso. Però lo faccio per le cose in cui credo e su cui vorrei avere un confronto aperto. Invece nel nostro Paese la dialettica assume sempre toni poco democratici». Venezi parla in un’intervista a La Stampa. Nel colloquio con Emanuela Schenone sostiene che «se si vuol fare un buon servizio alla musica di Puccini, si deve proporre questo brano. Così come altri che sono stati etichettati dalla storia successiva e che andrebbero ricontestualizzati. La Germania in questo ci può dare una lezione. La musica di Wagner, che per molti anni è stata ostracizzata perché utilizzata nel periodo nazista, oggi è nella programmazione di tutti i teatri tedeschi: c’è stata una riconciliazione con la memoria storica».
Neofascista
Riguardo l’etichetta di neofascista, Venezi risponde attaccando: «Le chiedo: ho mai fatto una dichiarazione che possa andare in quel senso? Ho mai fatto dichiarazioni omofobe o a favore di una qualche forma di totalitarismo? Anzi, ho sempre pronunciato parole di massima libertà, a sostegno della libertà della cultura. Per questo sono allibita dall’acredine con cui vengo attaccata e dall’uso scellerato di una terminologia che non ha ragione di esistere». Per Venezi «definire neofascista questo governo democraticamente eletto, e a furor di popolo, mi sembra assurdo. Penso che questo tipo di comunicazione stia sfuggendo di mano, c’è un uso di termini assolutamente improprio e una veemenza, una bassezza che mi colpisce veramente».
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