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L’Iran convoca l’ambasciatore italiano dopo l’incontro a Roma con la leader dissidente: «Avete ospitato una terrorista»

La protesta del direttore per gli Affari europei di Teheran: «L'Italia non si trasformi in un rifugio per i terroristi»

Il ministero degli Esteri dell’Iran ha convocato Giuseppe Perrone, l’ambasciatore italiano a Teheran. Il motivo è la recente partecipazione di Maryam Rajavi, leader del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana – bollato come organizzazione terroristica dal governo di Teheran – a un evento che si è tenuto a Roma. «Ospitare una criminale terrorista significa incoraggiare e promuovere il terrorismo e la Repubblica islamica non tollererà mosse di questo tipo in alcuna forma da parte di nessuno ed esprime una seria condanna», ha detto Majid Nili Ahmadabadi, direttore per gli Affari europei presso il ministero di Teheran. Il funzionario iraniano ha poi chiesto al governo di Roma di «evitare di trasformare il Paese in un rifugio per terroristi», precisando che l’Iran rispetta la sovranità nazionale degli altri Paesi e protegge la libertà di espressione in ambito legale. «I meccanismi di governo nel mondo cercano la punizione per i terroristi, ma fornire libertà ai terroristi significa l’annientamento della legge e della libertà dei cittadini rispettosi della legge», ha aggiunto Ahmadabadi.

Chi sono i Mojahedin

Il movimento guidato da Rajavi, i «Mojahedin del Popolo Iraniano», è uno dei principali partiti politici che si oppongono al regime teocratico di Teheran. Storicamente vicino all’islamo-marxismo e alla socialdemocrazia, il gruppo di Rajavi è stato considerato per anni un’organizzazione terroristica anche dall’Unione Europea, nonostante la Corte di giustizia Ue si fosse pronunciata più volte contro questa definizione. Nel 2009, poi, i 27 Paesi Ue hanno deciso di cancellare il movimento dissidente iraniano dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche. L’incontro che ha generato l’incidente diplomatico con l’Iran è stato organizzato dai liberali della Fondazione Luigi Einaudi al Senato. Ad accogliere Maryam Rajavi a Roma c’erano Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione, e il presidente della Commissione per le politiche dell’Unione Europea del Senato – nonché ex ministro degli Esteri – Giulio Terzi di Sant’Agata.

L’incontro in Senato

Nel corso del dibattito, Rajavi ha lanciato un’appello affinché i Paesi occidentali, Italia compresa, sospendano «ogni tipo di relazione commerciale con l’Iran, soprattutto quelle riguardanti i settori bancario e petrolifero». L’incontro però non è piaciuto al governo iraniano, che in tutta risposta ha deciso di convocare Perrone e mandare un chiaro messaggio all’Italia. «Il sostegno per il terrorismo – ha commentato Ahmadabadi – non solo non promuove gli interessi di Roma nel formare una relazione costruttiva con l’Iran ma nello stesso tempo danneggerà l’immagine che l’opinione pubblica iraniana ha dell’Italia». Non è la prima volta che Giuseppe Perrone viene convocato dal ministero di Teheran in seguito a un incidente diplomatico con Roma. Lo scorso dicembre, l’ambasciatore era stato richiamato «per gli atti e le osservazioni di alcuni funzionari italiani che continuano a intervenire negli affari interni dell’Iran».

Credits foto: ANSA/Claudio Peri | L’ambasciatore italiano in Iran, Giuseppe Perrone, durante un’intervista a Roma (25 luglio 2019)

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