Il cellulare di Leonardo La Russa sequestrato: «Ma le chat con il padre saranno escluse dall’inchiesta sullo stupro»
Il cellulare di Leonardo Apache La Russa è stato sequestrato nel pomeriggio di ieri dalla procura di Milano. Ma dal dispositivo non verranno copiate né acquisite tutte le chat del ragazzo con «soggetti che sono tutelati dalle garanzie costituzionale». Lo fa sapere l’agenzia di stampa Agi, che dice che questo esclude quindi le conversazioni che il ragazzo ha avuto con il padre Ignazio La Russa. Che però l’avvocato della ragazza vuole chiamare a testimoniare. Mentre lui stesso ha detto di aver «interrogato» il figlio sul presunto stupro avvenuto in casa sua dopo la serata all’Apophis. La copia forense del contenuto del telefono alla presenza anche della difesa di La Russa jr. deve ancora essere effettuata. Intanto tra i testi ascoltati dalla procura c’è una ragazza che dice che la presunta vittima non le sembrava «particolarmente alterata».
Consegnato dall’indagato
Il Fatto Quotidiano scrive oggi che il cellulare è stato consegnato direttamente dall’indagato. In ogni caso il sequestro avviene a più di cinquanta giorni dal presunto stupro e una settimana dopo la circolazione della notizia. Il decreto riguardava sia il cellulare che la scheda Sim. Il dispositivo è intestato allo studio legale di Ignazio La Russa. Lo studio è intestato al primogenito del presidente del Senato Geronimo. Intanto, spiega il quotidiano, i pm si chiedono se interrogare o no la scorta di La Russa Sr. La ragazza infatti ha spiegato di essere arrivata a casa con Leonardo alle 6 del 19 maggio. A quell’ora la scorta poteva star piantonando l’ingresso, visto che il giorno dopo Ignazio era in casa. E quindi potrebbe aver visto i due rientrare. Gli agenti potrebbero anche aver fatto qualche valutazione sullo stato di salute della ragazza avendola vista camminare.
La teste
Intanto una testimone conoscente della ragazza che ha denunciato lo stupro è stata ascoltata nei giorni scorsi. Ha detto che lei non le sembrava particolarmente alterata durante la serata all’Apophis. La ragazza ha fornito una versione che non collima con quella dell’altra testimone. Che aveva parlato nelle chat di un comportamento strano da parte dell’amica. E aveva ipotizzato l’uso della droga dello stupro. Le audizioni di tutti coloro che la sera tra il 18 e il 19 maggio scorsi, si trovavano nel locale proseguiranno nei prossimi giorni. Sono importanti per accertare se la 22enne – risultata positiva a cocaina, cannabis e alle benzodiazepine a causa di tranquillanti che assume regolarmente – in quali condizioni fosse. E se quindi era in grado di esprimere un consenso o meno.
Il contrattacco di Ignazio
Intanto ieri il presidente del Senato ha fatto sapere di aver dato un mandato a un legale per tutelare l’onorabilità della sua famiglia dalle «speculazioni politiche». La Russa ha confermato di avere «piena fiducia nell’operato dei magistrati della Procura di Milano». Ma ha attaccato la stampa e le «associazioni di sinistra» che preannunciano «flash mob politici e diffamatori». Come quello di “Non una di meno Milano” dopo l’attacchinaggio dei poster davanti allo studio. «Hanno passato il segno», fa sapere La Russa tramite il suo staff. Anche perché quel primo commento a caldo – dopo che si è saputo dell’indagine aperta sul figlio – gli è costato valanghe di critiche dalle opposizioni e pure la bacchettata di Giorgia Meloni. «Io non sarei intervenuta», ha preso le distanze due giorni fa la premier. Ma «quotidiani, giornali online e social» hanno scambiato un figlio per un altro nelle foto pubblicate «più volte». Oltre a riportare «ricostruzioni artefatte» delle «vite giovanili» dei tre fratelli.
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