Cellulare sequestrato a La Russa jr: la ricerca per parole chiave nelle chat e l’accertamento irripetibile prima della richiesta al Senato
Dopo un venerdì convulso, che è culminato con il decreto di sequestro del cellulare di Leonardo Apache La Russa in Procura ma senza la sim, indirettamente collegata al padre, ora i magistrati studiano le prossime mosse. L’obiettivo dei pm ora è cercare nelle chat del 19enne, nell’app di messaggistica e nei social, per ricostruire quanto accaduto la sera del 18 maggio scorso all’Apophis di Milano. Ma evitando qualsiasi scambio con il padre Ignazio La Russa in quanto con «soggetto tutelato dalle garanzie costituzionali». In quel caso, andrebbe richiesta l’autorizzazione del Senato, una possibilità che i magistrati non escludono nei prossimi giorni. Ma intanto l’attenzione è concentrata sul dispositivo, consegnato senza sim, e nel quale potrebbero essere rimaste tracce digitali utili all’indagine.
La ricerche sul dispositivo
Secondo quanto riferisce il Fatto Quotidiano, nel decreto di sequestro lungo poco più di una pagina viene fatto esplicito riferimento all’uso di parole chiave per circoscrivere meglio la ricerca sul dispositivo. Ora gli inquirenti stanno individuando con cura quali saranno le parole sulle quali basare la ricerca – e gran parte delle indagini. Verrà poi disposto l’accertamento irripetibile, in presenza di un consulente della difesa, e avviata l’analisi sulla copia forense. L’attenzione si concentrerà sulle chat, da WhatsApp e Telegram ai messaggi diretti sui social come Instagram e Messenger. Anche se cancellati, una traccia digitale rimane impressa sull’apparecchio. Due i paletti: la ricerca per parole chiave e il limite di eventuali elementi che possano violare le garanzie costituzionali dell”articolo 68. Quegli elementi verrebbero subito scartati, a meno che non venissero considerati utili all’indagine. In quel caso potrebbero rientrare in una successiva richiesta al Senato per accedere e utilizzare quei materiali. Le indagini proseguiranno poi con l’ascolto dei testimoni, che potrebbero essere quasi un centinaio. Dai loro racconti potrebbe emergere il quadro completo che. andrà a colmare anche le lacune nei ricordi della giovane che ha denunciato la violenza sessuale.
Il padre della presunta vittima: «Consegni la sim»
La formula individuata dagli inquirenti per superare eventuali impedimenti costituzionali, ossia la consegna del dispositivo senza sim, non soddisfa il padre della presunta vittima. «Prendo atto della mancata spontanea consegna della sim del telefono coinvolto», riporta la Repubblica, «vista la delicatezza degli eventi, ritengo che questo fatto sia la dimostrazione di una volontà di nascondere qualcosa. Soprattutto da parte di chi predicava l’abolizione delle immunità parlamentari, come scritto sui giornali, figuriamoci davanti a un asserito reato di violenza sessuale».
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