Il maestro Veronesi (licenziato) non si arrende: «Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni»
«Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine. Nel contratto non c’è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente, il mio lavoro è dirigere e per farlo ho rinunciato a tante proposte in questi due mesi e mezzo, sollevarmi dall’incarico ora è un danno». Lo afferma il maestro Alberto Veronesi dopo che il Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lucca) lo ha “licenziato“ come direttore delle prossime repliche de La Boheme alla cui prima, venerdì scorso, si è esibito sul podio con gli occhi bendati per contestarne l’allestimento. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha detto di aver suggerito lui la protesta a Veronesi. Il quale lo ha smentito ieri.
La prossima replica è prevista per il 29 luglio
La replica è prevista per il 29 luglio prossimo (e poi il 10 e il 25 agosto) e avrebbe dovuto dirigere sempre Veronesi, ma il presidente del Festival, Luigi Ficacci, ha deciso di revocargli l’incarico. «Mi hanno inviato una lettera di licenziamento per email – spiega Veronesi – motivandola su un ritardo alle prove che non c’è stato, ho i documenti che lo confermano, e per il quale tra l’altro mi hanno già sanzionato; e poi su dichiarazioni che avrei fatto sulla Bohème durante la conferenza stampa a Roma. Peccato però che io non abbia detto niente anche perché mi avevano vietato di dare anticipazioni e così ho fatto». «La ragione giuridica non c’è – commenta ancora Veronesi -. L’esecuzione del 14 luglio è stata perfetta, senza sbavature. Non possono dire che non so dirigere perché faccio il Festival da 25 anni. La verità è che questa è una vendetta politica, è un reato di opinione. È un fatto grave. Alcuni membri del cda hanno perso alle amministrative comunali di Lucca, motivo per cui non mi fu rinnovato il contratto. Il presidente di fronte alla mia richiesta di rispettare l’accordo su regia e scene, secondo cui non ci sarebbe stata nessun riferimento ideologico politico, mi ha risposto diffidandomi di parlare della recita»
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