La lettera del direttore d’orchestra Veronesi: «Cacciato dal festival di Puccini perché anticomunista»
Il maestro Alberto Veronesi ha diretto La Bohème di Giacomo Puccini da bendato. Lo ha fatto in segno di protesta contro la regia dell’opera, nella giornata inaugurale del 69esimo Festival, a Torre del Lago in provincia di Lucca. Perché a suo dire l’allestimento che richiamava il Sessantotto e le minigonne di alcune protagoniste «tradisce ogni visione e spirito pucciniano». Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha detto di aver suggerito lui la protesta a Veronesi. Il quale lo ha smentito ieri. Nei giorni scorsi l’organizzazione del festival aveva fatto notare che il maestro non aveva protestato all’epoca dell’ingaggio, anche se sapeva della scenografia sessantottina. Oggi, in una lettera a Libero, il direttore d’orchestra fa sapere di essere stato licenziato. A suo dire, perché «anticomunista». «Hanno tradito Puccini, ma a loro interessa solo l’ideologia».
Il ritardo
Veronesi, che si è candidato con il Partito Democratico e con Azione prima di approdare in Fratelli d’Italia, dice che «il presidente del Puccini Festival» gli ha mandato una lettera di licenziamento. Con la giustificazione «ridicola» che sarebbe arrivato tardi a una prova. Il presidente del Puccini Festival si chiama Luigi Ficacci. Secondo Veronesi «ha organizzato una Bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l’opera. E chi non si allinea viene licenziato». Perché «questo affezionato membro del Comitato Celebrazioni non intende celebrare Puccini, di cui non gli frega nulla. Ma celebrare la sua fede politica di sinistra». Poi il direttore d’orchestra si chiede: «È giusto obbligare comparse e coristi ad alzare il pugno chiuso? Forse sì, ma allora devi organizzare anche una regia con idee opposte, perché se decidi di fare propaganda politica non puoi sottrarti alle leggi della par condicio».
Ad occhi chiusi
Veronesi poi dice di aver diretto l’opera «ad occhi chiusi come faceva Von Karajan». In realtà il maestro austriaco dirigeva così perché conosceva a memoria le partiture e non per protesta politica. E non esibiva alcuna benda: per questo degli occhi si accorgevano soltanto gli orchestrali. Veronesi invece conclude prima sostenendo che la regia fosse diversa da quella concordata. E poi: «Il comunismo sconfitto dalla storia e dalle elezioni riemerge in forma coatta nella forma di una regia lirica. E con un presidente dittatore degno di Pol Pot».
La conferma della Fondazione
In mattinata, il presidente della Fondazione del Pucciniano, Luigi Ficacci, ha spiegato che «per togliere il maestro Veronesi dall’imbarazzo di dirigere un’opera che non riconosce e togliere dall’imbarazzo anche orchestrali e artisti abbiamo deciso di revocare allo stesso Veronesi la direzione delle prossime» repliche, in programma a luglio e agosto. La decisione, secondo quanto conferma Ansa attende la ratificata nel pomeriggio dal cda della Fondazione.
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