Roma, la vigilessa denuncia il maltrattamenti del collega amante e gli altri la emarginano: «Così lo hai rovinato»
Una vigilessa ha denunciato a Roma un collega suo ex amante per maltrattamenti. Ed è finita emarginata dagli altri agenti della polizia locale. La storia la racconta oggi l’edizione romana di Repubblica. «Solo il comandante mi ha sostenuta. Gli altri mi hanno abbandonata. Sono stata costretta ad andare via dal mio ufficio. Ma denuncerei altre mille volte», dice lei. Secondo la quale l’uomo la picchiava anche in servizio: in un’occasione per salvarsi ha dovuto lanciarsi da un’auto in corsa. «Dopo la denuncia i colleghi mi hanno emarginata. “Hai infangato la polizia locale di Roma”, mi dicevano. Mi sono dovuta difendere, in molti non mi salutano più. Altri sostenevano che l’avevo fatto perché così lui avrebbe lasciato la moglie per stare con me. Tutti pettegolezzi», racconta oggi a Romina Marceca.
Le colleghe donne
Non solo. La vigilessa racconta il trattamento che le hanno riservato le colleghe: «Molte donne più degli uomini. Alcune di loro hanno figlie e gli auguro di non dovere mai patire quello che ho subito io. Soprattutto penso che le mie colleghe in tante occasioni si sono trovate a dovere soccorrere vittime di violenze. Sono stata accusata di avere chiamato addirittura io il giornale. Invece non è così». La persona che la vigilessa accusa è un sindacalista del Gruppo Prati. «Prima della denuncia molti sapevano ma facevano finta di nulla. Dopo hanno iniziato a ignorarmi, uscivano fuori dalla stanza dove entravo. Alcuni uomini mi hanno detto: “Lo hai rovinato”. Oppure: “Lui con le conoscenze che ha prenderà i migliori avvocati”. Il comandante del gruppo Prati mi ha invece protetta, insieme al comandante generale, e mi ha chiesto di scegliere dove andare», aggiunge.
La fine della storia
E ancora: «Quando lui mi stava strozzando, il giorno che poi ho deciso di rivolgermi alla polizia, ho capito che era una bestia e non un uomo. Alle donne che subiscono violenze consiglio di denunciare perché gli uomini violenti a un certo punto non ti ascoltano più. Lui aveva un’espressione che non era umana. Bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine e alle procure per salvarsi la vita». In ogni caso «lui è stato trasferito e io ho preso un periodo di ferie molto lungo perché mi sono sentita troppo sola. Aspettavo più protezione attorno a me. L’ho avuta dalla presidente Bo Guerreschi di “bon’t worry” e dal comandante generale che ha collaborato con gli investigatori. È importante fare rete attorno a una vittima di violenza anche nella vita quotidiana ma c’è ancora chi non comprende il dramma di chi subisce violenza da parte di un uomo e, come nel mio caso, si rischia di rimanere soli».
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