Spagna, a 6 giorni dal voto la destra di Pp-Vox a un passo dalla maggioranza. L’allarme di Sánchez: «Una minaccia per l’Europa»
La Spagna entra oggi nella settimana che la porterà domenica alle urne per il rinnovo del Parlamento, e tutti i segnali sembrano indicare che la leadership dei socialisti di Pedro Sánchez abbia i giorni contati. Ad avere il vento in poppa, come confermano gli ultimi sondaggi pubblicati questa mattina prima del silenzio pre-elettorale, sono i Popolari guidati da Alberto Núñez Feijóo, all’opposizione dal 2018. Che al loro fianco nella prossima avventura di governo potrebbero avere – se troveranno i numeri in Parlamento e l’alchimia politica – l’estrema destra di Vox, il partito nazionalista e nostalgico del Franchismo guidato dall’alleato di Giorgia Meloni Santiago Abascal. Una prospettiva che allarma parte dell’Europa, considerato anche che la Spagna ha appena preso le redini del Consiglio delll’Unione europea – l’organo rappresentativo dei 27 governi chiamato a guidare tutti i processi decisionali e legislativi. E arrivando oggi a Bruxelles per il vertice tra Ue e Paesi dell’America latina, il premier uscente spagnolo non ha nascosto il pericolo di uno scenario del genere, anzi ha calcato la mano sull’importanza «europea» della sfida di Madrid: «Da una parte ci sono le politiche progressiste, dall’altra c’è la minaccia reale rappresentata da un governo di coalizione tra il Partito popolare e Vox, che segnerebbe un passo indietro per la Spagna e una seria battuta d’arresto per il progetto europeo», ha detto chiaro e tondo Sanchez. Che al contempo ha ostentato tuttavia ottimismo, come fa ormai da settimane a dispetto dei sondaggi, sull’esito finale delle urne: «Vinceremo le elezioni perché i cittadini sono sempre più coscienti delle opportunità che potremmo perdere se non consolidiamo i passi avanti che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni».
July 17, 2023
Cosa dicono i sondaggi
L’ultima rilevazione realizzata dall’istituto 40dB e pubblicata questa mattina da El Paìs, prima del divieto di diffusione di sondaggi fino al giorno del voto, conferma i timori del centrosinistra e le speranze, ma anche i crucci in vista della formazione di un governo, della destra. I Popolari di Alberto Núñez Feijóo sono accreditati del 32,9% delle preferenze, pari a 135 seggi nel futuro Parlamento. Nessun dubbio dunque, almeno secondo tutti i sondaggi pubblicati negli ultimi mesi, sul fatto che il Pp si appresti a tornare il primo partito del Paese. La convocazione stessa delle urne anticipate da parte di Sánchez dopo la chiara sconfitta alle elezioni amministrative del 28 maggio, d’altra parte, nasceva proprio come scommessa del premier per provare a invertire il trend elettorale bruciando sul tempo la destra. Speranza vana, stando ai sondaggi. Il suo Psoe è accreditato del 28,7% dei voti, che gli varrebbero 110 seggi. Per trasformare la vittoria elettorale in un nuovo assetto di governo i Popolari avranno bisogno però di trovare alleati in Parlamento, considerato che la soglia della maggioranza assoluta è fissata a quota 176 deputati. I primi indiziati saranno quelli che porterà in Parlamento l’estrema destra di Vox, cui ancora pochi giorni fa la nostra premier ha fatto sentire tutta la sua vicinanza con un messaggio di auguri tutto imperniato sulla lotta all’immigrazione clandestina. Ma secondo gli ultimi numeri del Paìs, il partito di Abascal si fermerebbe a 38 seggi (nell’attuale Parlamento ne ha 52).
Rebus di governo
Ammesso e non concesso che Feijóo voglia aprire a Vox la strada del governo nazionale, prospettiva su cui il leader del Pp ha sorvolato per tutta la campagna elettorale insistendo sull’ambizione maggioritaria del suo partito, al blocco di destra mancherebbero comunque almeno 3 voti per assicurarsi la maggioranza assoluta nel prossimo Parlamento. Feijò potrebbe andare a cercarli tra le forze minori, ma non è detto che sia un compito facile: secondo il quotidiano spagnolo, al momento può realisticamente pensare di contare sull’appoggio o quanto meno sulla benevola astensione di due deputati. Ma i numeri, come evidente, sono appesi a un filo, e potrebbe bastare un distacco anche minimo dalle proiezioni dei sondaggi per rendere un governo a traino di destra una realtà ben più probabile, tra una settimana, o viceversa al limite dell’impossibile. E in quel caso, in un Parlamento altrimenti bloccato, non è detto che non possa rispuntare dal cappello – magari con la discreta moral suasion dei vertici europei – la strada della grande coalizione Pp-Psoe. Appuntamento nelle urne nel fatidico «23-J», il bollente (in tutti i sensi) 23 luglio elettorale spagnolo.
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