Caldo e lavoro, quando si può sospendere e come fare per proteggersi: cosa dicono Inps e Inail
Anche d’estate bisogna pure sempre lavorare per vivere, ma anche riuscirci stando attendi alle insidie del caldo, con le temperature torride che si stanno abbattendo per l’anticiclone africano. Per questo l’Inail, in un decalogo sul lavoro in caso di alte temperature, ricorda ciò che l’Inps dal 2017 prevede: le temperature superiori ai 35 gradi, che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore, possono costituire evento che può dare titolo alla Cassa integrazione ordinaria. E questo vale anche se la temperatura reale ha un valore inferiore a quello citato: il parametro che conta è infatti quello delle temperature percepite, «ricavabili anch’esse dai bollettini meteo, quando le stesse siano superiori alla temperatura reale».
Le disposizioni
Il decalogo prevede anche ulteriori indicazioni per riuscire a combattere il caldo record sul posto di lavoro: dalla riprogrammazione delle attività che non sono prioritarie, all’acqua disponibile per i lavoratori esposti alle altre temperature, passando per aree ombreggiate per le pause. Si invita inoltre all’alternanza «dei turni tra i lavoratori in modo da minimizzare l’esposizione individuale al caldo o al sole diretto», e all’interruzione del lavoro «in casi estremi quando il rischio di patologie da calore è molto alto». Particolarmente esposti ai contraccolpi delle alte temperature sono i lavoratori che hanno malattie pregresse come il diabete.
Acqua e aree ombreggiate
Rimane sempre fondamentale l’idratazione adeguata, e si chiede di assicurare «per quanto possibile la disponibilità di aree completamente ombreggiate o climatizzate per le pause e il raffreddamento», spazi in cui i lavoratori dovrebbero cercare di consumare quanto più possibile frutta e verdura. Si chiede ai datori di lavoro inoltre di «promuovere il reciproco controllo dei lavoratori soprattutto in momenti della giornata caratterizzati da temperature particolarmente elevate o, in generale, durante le ondate di calore. In caso di insorgenza di segni e sintomi di patologie da calore, un compagno vicino potrà chiamare il 118 (o il numero unico 112) e prestare il primo soccorso».
Landini: «Chieste modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro»
Il principio rimane quello espresso dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: non si può morire per il caldo sul lavoro. «L’ondata di calore che sta interessando il nostro Paese aumenta pericolosamente i rischi sulla salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e, purtroppo, ha già provocato due morti in questi ultimi giorni. Tutto questo è inaccettabile», ha affermato Landini. Che ha poi aggiunto: «Abbiamo chiesto ai nostri delegati nei luoghi di lavoro di richiedere alle aziende incontri urgenti per negoziare le necessarie modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro, rimodulando turni e orari, fino ad arrivare quando necessario all’astensione dalle attività». «Insieme a Cisl e Uil – conclude Landini – abbiamo anche richiesto al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, che, in raccordo con l’Inail, vengano date urgenti indicazioni alle imprese di valutare, insieme alle rappresentanze sindacali, modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro, senza escludere il possibile ricorso alla Cigo per eventi climatici straordinari. Infine, riteniamo che sia necessario avviare su questo tema una grande campagna informativa utilizzando ogni mezzo di comunicazione».
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