Caso Orlandi, la pista del giornalista Nicotri a colloquio con i pm vaticani: «Prima la violenza sessuale, poi l’omicidio»
«La pista amical-familiare è statisticamente la più diffusa ma è l’unica che in questo caso non si è voluta prendere in considerazione». Sono le parole di Pino Nicotri, giornalista che ha seguito a fondo il caso di Emanuela Orlandi e ha dedicato 4 volumi sul caso. Nicotri, intervistato da Quotidiano Nazonale, ha avanzato un’ipotesi su quello che potrebbe essere successo alla giovane. Ipotesi che troverebbero riscontro anche in quanto sostenuto da Alessandro Diddi, titolare dell’inchiesta vaticana voluta da Papa Francesco a 40 anni di distanza dalla scomparsa di Orlandi. Secondo Nicotri Emanuela Orlandi non sarebbe stata stata rapita, che si chiede: «Possibile che in un posto come quello, con il Senato e le redazioni dei giornali a pochi passi, negli anni del terrorismo, si sia potuto operare un sequestro?». E Nicotri prosegue: «La titolare dell’inchiesta, la magistrata Margherita Gerunda, seguì fin da subito l’ipotesi dell’omicidio dopo una violenza, ma fu spostata dalle indagini il 18 luglio. Lei mi disse che erano sempre stati convinti che fosse un normale caso di violenza sessuale e che però era una cosa molto brutta da dire alla famiglia così si prendevano in considerazione anche altre ipotesi».
L’ipotesi della violenza sessuale
Secondo Nicotri, Emanuela Orlandi sarebbe stata vittima di violenza sessuale e, secondo il giornalista, il responsabile si trova nella sfera dei parenti e amici di Emanuela Orlandi. Come ricordato dal giornalista, la magistrata Margherita Gerunda «non vedeva di buon occhio lo zio Mario Meneguzzi perché era troppo protagonista, sembrava volesse sapere come andavano le indagini e anche il magistrato successivo, Domenico Sica sospettava di lui, lo faceva pedinare». E il giornalista prosegue: «La pista amical-familiare è statisticamente la più diffusa, ma è l’unica che in questo caso non si è voluta prendere in considerazione. Il primo errore fu privilegiare la pista bulgara legata ad Alì Agca, che ha tenuto banco per anni perché faceva comodo, c’era la guerra fredda e serviva a scatenare sdegno contro l’Unione Sovietica».
Le ipotesi di occultamento dopo l’abuso
E il giornalista prosegue: «Quando ci sono casi di abusi finiti male, soprattutto quando vittima e carnefice si conoscono, ci sono due motivi per cui si tenta di occultare tutto. Il primo naturalmente è che non si vuole essere scoperti», mentre il secondo è l’elemento della «vergogna perché hai abusato di una fiducia, ad esempio della fiducia della famiglia Orlandi, perciò si fa sparire il corpo, come fu ad esempio il caso di Wilma Montesi ritrovata sulla spiaggia di Torvajanica. Poi venne fuori che era coinvolto il figlio di un esponente di primo piano della Dc».
Il colloquio tra Nicotri e Diddi
Quanto al colloquio di tre ore con il Promotore di Giustizia della Città del Vaticano Diddi, Nicotri precisa: «Quello che posso dire per ora è che non abbiamo parlato della cosiddetta pista dello zio, cioè riconducibile a Mario Meneguzzi, ma di altre ipotesi, ad esempio quella legata alla partecipazione di Emanuela a un programma televisivo». Incognite anche sull’identità dell’ex poliziotto che raccolse la testimonianza di Meneguzzi. Nicotri osserva: «Io credo che il poliziotto anonimo sia Pasquale Viglione che dopo la pensione si mise a lavorare pagato per “Chi l’ha visto?”».
La partecipazione di Orlandi a Tandem sulla Rai
Poco prima della scomparsa da Città del Vaticano, il 22 giugno 1983, all’età di 15 anni, Emanuela Orlandi aveva partecipato alla trasmissione Tandem sulla Rai, dove si trovava in prima fila. «Io ho notato che era in prima fila, inquadrata spesso – ha dichiarato Nicotri -. È possibile che qualcuno della troupe avesse notato questa ragazza e la facesse inquadrare con una certa insistenza: da lì potrebbe essere nato qualche rapporto di conoscenza, ma la cosa non è mai stata indagata». E non manca un ulteriore dettaglio. Secondo Nicotri, quel giorno, Emanuela Orlandi avrebbe incontrato un uomo che già conosceva, per poi sparire nel nulla. Ma anche sulla presunta scomparsa e il presunto rapimento di Emanuela Orlandi non mancano zone grigie, tant’è che Nicotri prosegue: «Si tratta dell’unico caso di preteso rapimento dove i rapitori non sono riusciti a dimostrare niente».
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