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Dalle denunce dei vicini alle telefonate al centro di salute mentale: tutte le segnalazioni (ignorate) su Alberto Scagni

Oggi i pm hanno chiesto l'archiviazione per poliziotti e personale medico che non intervennero per impedire che Alberto Scagni uccidesse la sorella. Ma gli atti delle indagini mostrano che il giovane è stato oggetto di numerose segnalazioni

Oggi la procura di Genova ha chiesto l’archiviazione per il procedimento su presunte omissioni e mancanze di polizia e personale medico in relazione all’omicidio di Alice Scagni, uccisa sotto casa dal fratello Alberto il 1° maggio 2022. «La mancanza di una denuncia ha impedito la conoscenza di tutte quelle circostanze e dei fatti che avrebbero potuto costituire elementi utili a inquadrare la situazione e a valutarne in anticipo la pericolosità», scrivono i pm nella richiesta di archiviazione. Eppure, a giudicare dagli atti relativi alle indagini e alle stesse considerazioni della procura, sembra che di campanelli d’allarme sul comportamento di Alberto Scagni ce ne fossero parecchi. «È una richiesta di archiviazione che si oppone da sola. Nel senso che contiene al suo interno la stessa opposizione», ha commentato Fabio Anselmo, il legale che assiste i genitori dei due ragazzi.

Le richieste di aiuto (ignorate) della famiglia

Soltanto il giorno prima dell’omicidio, scrivono i pm, la nonna dell’uomo e alcuni suoi vicini di casa hanno chiamato le forze dell’ordine ben 12 volte, mentre il giorno della morte di Alice i genitori chiamarono il 112. Il padre, in particolare, raccontò agli agenti di essere stato minacciato di morte dal figlio Alberto – con frasi come «Ti taglio la gola» e «Ti buco la pancia» – e per questo chiese l’invio di agenti di polizia alla sua abitazione. Una richiesta negata dai poliziotti, che invitarono l’uomo a richiamare in caso il figlio si fosse rifatto vivo sotto casa sua o di altri familiari. Nei mesi precedenti all’omicidio, i genitori di Alberto si rivolsero al Centro di Salute Mentale per avviare un percorso psichiatrico. Una procedura lenta e complessa, con cui ha dovuto fare i conti soprattutto la madre di Alice. Di seguito uno stralcio del colloquio della donna con la polizia nei giorni immediatamente successivi all’omicidio della figlia.

lo ho chiamato intorno al compleanno di Alice, che è il 21 marzo. Ho parlato col dottor XXX. Gli ho parlato lungamente, gli ho esposto. E direi che era una persona, posso dire ad orecchio, burbera ma molto sveglia che […] ha capito che gli elementi c’erano tutti, voglio dire, per tentare un incontro e portarlo ad una tipologia di cura. “La chiameremo”. Passata una settimana, nulla. […]. Dopo un’altra settimana ho sollecitato. Me lo ricordo come se fosse adesso, ero dalla finestra della camera da letto. Saremo stati al telefono, ma esagerando, sei minuti… “La chiameranno. Allora cercherò il medico più adatto tra gli operatori a cui affidare il caso”. Passa una settimana, nulla. Anzi dopo una settimana io chiamai. No, dieci giorni ho aspettato. Mi sembrava un tempo, una latenza educata. Purtroppo abbiamo un po’ questa cosa di essere educati, perché se no il 112 avremmo dovuto farlo cinquecento volte, non una. E ho aspettato dieci giorni che mi sembrava un tempo di latenza educato. Ho richiamato: “I dottor XXX no non lo trova perché faceva ospedale a Sestri il mattino, il pomeriggio oggi non c’è. Le lascio un biglietto e la faccio chiamare da qualcuno”. Non è successo, quindi ho richiamato però mi hanno detto: “Ma guardi che i tempi sono questi”. Come dire: non stia a rompere le scatole.

I dispetti ai vicini e la paura della nonna

Ma le segnalazioni non si limitano ai familiari. Tra il 18 e il 20 aprile 2022, scrivono i pm, sono pervenute diverse telefonate al numero unico di emergenza da parte di alcuni condomini dello stabile dove viveva anche Alberto Scagni. Le segnalazioni riguardano più che altro azioni di disturbo: danneggiamento della porta d’ingresso di alcuni appartamenti, manomissione dei citofoni, porte di casa bloccate con una catena, danneggiamento delle serrature. Nella richiesta di archiviazione, i pm scrivono che nessuno dei condomini ha poi presentato denuncia per disturbo o molestie. Nell’atto, però, i pm non menzionano mai l’unica denuncia vera e propria – di cui Open ha potuto prendere visione – che è stata presentata da una donna il 27 aprile, pochi giorni prima dell’omicidio di Alice.

Un frammento del verbale della denuncia presentata il 27 aprile 2022 da una donna residente nello stesso condominio di Alberto Scagni

Il 22 aprile, anche Lodovica Albera – la nonna di Alice – chiama la polizia e racconta che è stato il figlio – definito «fuori di testa» – a danneggiare i citofoni del condominio. Di seguito uno stralcio della conversazione tra la donna e l’agente di polizia:

ALBERA LUDOVICA: è fuori di testa, è fuori di testa
OPERATORE POLIZIA: ma lei l’ha già denunciato per caso?
ALBERA LUDOVICA: io no, mai
OPERATORE POLIZIA: ha intenzione di denunciarlo?
ALBERA LUDOVICA: mai. Mai denunciato
OPERATORE POLIZIA: cosa? Mi scusi non ho capito
ALBERA LUDOVICA: eh… io non l’ho mai denunciato
OPERATORE POLIZIA: lei avrebbe intenzione di denunciarlo?
ALBERA LUDOVICA: eh…un bel momento guardi.’ io (inc.) notte ho paura a dormire qui da sola. C’è mia figlia giù, la chiamerò
OPERATORE POLIZIA: certo certo certo
ALBERA LUDOVICA: chiamerò lei dico…eh…chiamate un po’ mia figlia che senta un po’ lei. vi do le do il numero di telefono di mia figlia?
OPERATORE POLIZIA: si guardi mi dia il numero di telefono. si
ALBERA LUDOVICA: eh… così chiamate lei e vi mettete d’accordo. perché io son qui che tremo, che ho paura

Credits foto: ANSA/Luca Zennaro | Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice Scagni, al loro arrivo per l’udienza preliminare a porte chiuse presso il tribunale di Genova (4 aprile 2023)

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