Corrado Guzzanti ricorda l’amico Andrea Purgatori: «In camicia nera si divertiva moltissimo»
Corrado Guzzanti ricorda oggi l’amico Andrea Purgatori. Il giornalista d’inchiesta che si occupò di Ustica ed Emanuela Orlandi è morto ieri a Roma. «Avevo saputo della sua malattia solo di recente. Non ho fatto in tempo a salutarlo», esordisce l’attore in un’intervista a La Stampa. «Ci siamo conosciuti per Il caso Scafroglia. Era appena finita la stagione tv con Serena Dandini, il governo era cambiato e c’era uno spazietto incerto nella terza, quarta serata di Rai 3. Volevo fare una cosa nuova e strana. Per la satira avevo bisogno di consulenza giornalistica. Inizialmente avevamo candidati che poi si si sono sfilati, così conobbi Andrea con cui è nata subito una grande amicizia, un’intesa perfetta. Perché era dotato, come sappiamo, di grande senso dell’umorismo. Come giornalista era serio e “cazzuto”. Autore di tonnellate di inchieste, ma, allo stesso tempo, era pieno di humour. Ce ne fossero come lui. Eravamo davvero uniti, abbiamo fatto tante cose e speravo di poterne fare ancora molte altre», dice a Fulvia Caprara.
“Fascisti su Marte”
Guzzanti ricorda di aver trascinato Purgatori «anche nell’impresa di Fascisti su Marte, un film molto curioso. Giravamo di sabato e domenica in certe cave di pozzolana, sulla ghiaia, improvvisando, girando scene. Andrea interpretava il personaggio di Fecchia, nonostante il caldo, la sabbia, la camicia nera, i costumi di flanella, si divertiva moltissimo». Per lui «era come stare in un parco giochi. L’ultima volta ci siamo ritrovati sul set di Boris dove aveva ripreso il suo ruolo, l’avvocato Kalemzuck. Andrea era una persona divertentissima, viva, piena di energie, che amava molto la vita e con cui era piacevolissimo stare. Uno che ha fatto di tutto, televisione, cinema, inchieste, romanzi, sceneggiature. Un uomo instancabile». Secondo Guzzanti «in tv abbondano giornalisti che si sentono intrattenitori e finiscono per esagerare. Quelli che, mentre parlano e danno le notizie, sembra facciano arrivare al pubblico soprattutto un messaggio, e cioè che dopo andranno a cena e si faranno quattro risate».
L’esempio di Purgatori
Purgatori, invece, non era così: Spero che le nuove leve del giornalismo prendano esempio da lui, che era, appunto, la quintessenza di questo mestiere. Temo che oggi manchino persone così, capaci di fare un giornalismo vero, in cui si è anche pronti a correre rischi». In un’intervista a il Fatto Quotidiano sempre Guzzanti spiega cosa si porterà sempre dentro di lui: «Forse la sua espressione con l’immancabile mezzo sigaro in bocca, come Clint Eastwood nei film di Sergio Leone. Lo teneva tra le labbra senza fumarlo, ché si sentiva in colpa. E i nostri pranzi, che erano una tradizione felice. Spero che Andrea abbia ispirato molti. Era la quintessenza del giornalismo, era ossessionato dalla verità».