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Frans Timmermans lascia la Commissione Ue, il padre del Green deal si candida in Olanda

L'ex commissario europeo e padre del Green deal guiderà una coalizione di centrosinistra per puntare alla carica di premier, dopo le dimissioni di Rutte. La reazione di Salvini: «Non ci mancherà»

La Commissione Europea si appresta a perdere il suo paladino del Green Deal. Oggi il primo vicepresidente dell’esecutivo Ue Frans Timmermans ha annunciato che intende lasciare le sue cariche europee per candidarsi alle elezioni in Olanda, in vista delle elezioni del prossimo 22 novembre. Il voto è stato annunciato dal premier uscente Mark Rutte, che la scorsa settimana si è dimesso dopo una spaccatura dei partiti di maggioranza. Rutte, alla guida del Paese dal 2010, è il primo ministro più longevo della storia dell’Olanda ma ha annunciato che non ha alcuna intenzione di ricandidarsi. A guidare la coalizione eco-socialista – formata dal Partito Laburista e dal partito di sinistra ecologista GroenLinks – sarà dunque Timmermans, che dovrà fare i conti con il boom di consensi ottenuti a livello locale dal neonato Partito degli agricoltori (Bbb), formazione dalla verve populista e che si oppone duramente alle politiche ambientali portate avanti proprio dal commissario Ue. Per potersi dedicare alla campagna elettorale Timmermans dovrà prendere un «congedo di assenza» dall’esecutivo europeo fino all’esito delle elezioni. E in caso di vittoria dovrà dimettersi.

Dalla passione per la Roma alle politiche ambientali

A 62 anni e con una lunghissima carriera politica alle spalle, Timmermans è uno dei volti più conosciuti dell’Unione Europea. È a lui che Ursula von der Leyen ha affidato la delega al Green Deal, il pacchetto di politiche ambientali e climatiche divenute un segno distintivo di Bruxelles in tutto il mondo. Nato a Maastricht nel 1961, Timmermans muove i primi passi nel mondo della politica proprio in Olanda, di cui diventa ministro degli Esteri dal 2012 al 2014. Poi il grande salto nelle istituzioni europee, dove il politico olandese ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione sia durante il quinquennio di Jean-Claude Junker sia durante quello di Ursula von der Leyen. Timmermans parla fluentemente sette lingue – inglese, francese, tedesco, italiano, russo, limburghese e olandese – e ha un rapporto speciale con l’Italia. Quando ha solo 11 anni, la famiglia lo iscrive alla scuola privata di San Giorgio a Roma. Ed è lì che il futuro commissario europeo si innamora dei colori giallorossi. Una passione che rimane intatta ancora oggi e che di tanto in tanto lo porta sugli spalti dello Stadio Olimpico.

Le reazioni in Italia

Dalla prima presentazione del Green Deal, avvenuta a fine 2019, Timmermans è diventato il volto delle politiche climatiche europee per antonomasia. È lui a metterci la faccia su ogni provvedimento, anche quelli più divisivi, e a negoziare con i capi di Stato di tutto il mondo alle Cop, le conferenze sul clima organizzate annualmente dall’Onu. Il suo impegno – radicale e ambizioso – nella lotta ai cambiamenti climatici lo ha reso uno dei bersagli prediletti dei gruppi parlamentari conservatori dell’Eurocamera, che spesso lo accusano di essere il vero manovratore dietro le politiche di von der Leyen. Non è un caso che la notizia della sua candidatura in Olanda sia stata salutata con entusiasmo dalle destre europee. «Non ci mancherà. Quanti danni ha fatto questo signore, contiamo che gli elettori olandesi lo trattino come merita…», ha esultato su Twitter il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Sulla stessa linea anche il ministro Adolfo Urso, che aggiunge: «Qualunque sia la scelta degli elettori, la candidatura di Frans Timmermans alle elezioni in Olanda è comunque una bella notizia per l’Europa, perché il commissario dovrà prendersi un congedo, speriamo lungo, come prescrive il codice di comportamento».

Credits foto: EPA/Olivier Matthys

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