Samuele Lippi, il sindaco di Cecina fermato con la cocaina non vuole dimettersi: «Il consumo non è reato»
Il sindaco di Cecina Samuele Lippi è stato fermato con una piccola dose di cocaina durante un controllo lunedì 17 luglio a Riparbella, vicino a Pisa. Ma lui stesso fa sapere che non ha intenzione di dimettersi. 52 anni, perito informatico ed ex segretario territoriale del Partito Democratico, Lippi è stato beccato dai carabinieri in un boschetto. Quando alcuni giornali hanno pubblicato la notizia lui su Facebook ha parlato di una «vicenda strettamente personale». Annunciando che si sarebbe sottoposto a cure specifiche. E chiedendo di tutelare la sua famiglia. Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, dice che consumare cocaina non è un reato. E che ha intenzione di rimanere al suo posto.
Un danno alla città
Lippi sostiene che dimettersi costituirebbe un danno alla città. E aggiunge di aver firmato una dichiarazione di impedimento temporaneo al prefetto: «A fine estate tornerò in Comune, con più entusiasmo, con più forza di prima». Ma a dimettersi non ci pensa: «Assolutamente no. Non ho commesso reati, la legge consente il possesso di un modico quantitativo di stupefacenti per uso personale. Non sono un tossicodipendente, non ho dipendenza». Dice che assumeva lo stupefacente «quando ero sotto stress, al massimo una, due volte la settimana. Ho iniziato qualche anno fa e ho sbagliato, ma l’uso limitato dello stupefacente non ha mai compromesso le mie facoltà intellettive e non sono mai stato schiavo delle sostanze. Sono un uomo libero, come lo sono sempre stato in politica».
I messaggi di stima
Lippi dice anche di aver ricevuto diversi messaggi di stima dai suoi concittadini. Ammette di aver «sbagliato a prendere piccole quantità di cocaina per superare momenti di straordinario lavoro, ma non sono e non sono mai stato schiavo della droga. Sono anni che assumo sporadicamente modiche quantità di stupefacenti e tutti mi riconoscono di aver governato bene. Nonostante questo, ho deciso di non usare più sostanze. Senza di me Cecina sarebbe seriamente danneggiata». Perché «il municipio sarebbe commissariato e rischieremmo di perdere i soldi del Pnrr e di mandare in fumo progetti importantissimi come il porto. Infine, sostiene di essere «devastato dalla sofferenza dei miei figli quando chiedono loro che cosa ha fatto il babbo. Si è scatenato un inferno mediatico per una debolezza personale che non ha influito sul governo della città».