Perché grandina in Veneto? Il meteorologo: «È tutta colpa del Cape»
In Veneto da qualche tempo è possibile assistere a un fenomeno atmosferico curioso: cadono chicchi di grandine grandi come palle da tennis. Nella regione la grandine ha colpito in particolare le aree dei comuni di Montebelluna, Cornuda, Crocetta del Montello e Pederobba, in provincia di Treviso. Oltre 100 le persone ferite, con traumi determinati dai chicchi di ghiaccio, da cadute e da rotture di vetri. Ma perché grandina? Lorenzo Tedici, meteorologo del sito IlMeteo, spiega oggi in un’intervista al Corriere della Sera che è «tutta colpa del Cape».
Convective available potential energy
Tedici spiega che l’acronimo sta per «Convective available potential energy». Si tratta dell’energia potenziale disponibile a sollevare una massa d’aria. «Quando la massa d’aria calda sale, perché è più leggera, fino a 12 km d’altezza, e incontra una corrente d’aria fredda, ghiaccia e forma i chicchi di grandine. Il chicco, che ha un suo peso, precipita ma quando appunto il Cape, dovuto al caldo e all’umidità, è elevato come in questi giorni, spinge nuovamente il chicco in su, la grandine si righiaccia, coprendosi di un altro strato. In questo continuo su e giù il chicco diventa sempre più grande, finché riesce a precipitare fino al suolo», spiega. I chicchi assumono la consistenza delle palle di gomma perché «la consistenza della grandine estiva è di un ghiaccio più duro rispetto a fenomeni simili che possono accadere d’inverno, quando i chicchi sono più soffici e assomigliano più a una nevicata».
Il downburst
Per questo tipo di chicchi di grandine il record mondiale di diametro è di 20 centimetri. È stato registrato nel South Dakota il 23 luglio 2010. «Ma anche questi sono piuttosto grossi», dice Tedici. Mentre le raffiche di vento fortissime e gli alberi abbattuti sono dovuti a un fenomeno che si chiama downburst. Un fenomeno diverso dalla tromba d’aria. «È l’unione di “down” , ovvero giù, e “burst” come esplosione. In pratica si tratta di correnti verticali di aria fredda che scendono velocissime e quando toccano il suolo esplodono e poi si propagano in modo radiale, come a raggiera. Per questo il downburst è diverso dai tornado o dalle trombe d’aria», conclude il meteorologo. Il downburst viene sorretto da una corrente d’aria in discesa molto forte e che percorre velocemente i sette-otto chilometri fra le nubi e noi.
Il caldo record e il cambiamento climatico
Infine, il caldo record: «Mercoledì in Sardegna a Decimomannu sono stati raggiunti i 46,2 gradi centigradi, stracciando il record precedente che risaliva al 2009. E mi ha colpito che giovedì mattina, alle 8.30, la colonnina a Botricello, in Calabria, aveva già raggiunto 38 gradi. Sicuramente è un’ondata di caldo tra le più forti degli ultimi vent’anni» Il responsabile è il cambiamento climatico: «Senza ombra di dubbio. Assistiamo sempre più stesso a fenomeni estremi. E non è che una dice: fa caldo, pazienza. In Croazia per esempio nei giorni scorsi ci sono stati due morti». Nei prossimi giorni ci saranno ancora temperature elevate? «Lunedì e martedì sono attesi nuovi picchi. Forse batteremo altri record».
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