Andrea Purgatori e la radioterapia per il tumore, uno dei medici: «Forse era necessaria un’altra cura»
Uno dei medici che ha provato a curare Andrea Purgatori dice che i suoi esami dovevano essere interpretati diversamente. E che sarebbe stata necessaria un’altra terapia per il tumore al polmone che ha ucciso il giornalista d’inchiesta. Per la sua morte ci sono due indagati: il pubblico ministero Sergio Colaiocco contesta il reato di omicidio colposo. A fare luce sarà l’autopsia che sarà effettuata all’Istituto di medicina legale di Tor Vergata entro martedì, anche con l’aiuto della tac. Purgatori è stato ricoverato la prima volta a Villa Margherita il 24 aprile scorso. Dopo la Tac e la biopsia era andato alla casa di cura Pio XI sull’Aurelia. Lì il professor Gianfranco Gualdi aveva formulato una diagnosi di tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini al cervello.
Il tumore al polmone, le metastasi al cervello, l’ischemia
Poi erano arrivati i cicli di terapia ad alto dosaggio. Che sembrano portare beneficio al paziente, tanto che Purgatori registra la puntata di Atlantide il 17 maggio. Ma la situazione torna rapidamente a peggiorare. Arriva un nuovo ricovero a Villa Margherita. La Tac rivela però ischemia cerebrali. E, a sorpresa, nessuna metastasi al cervello. Due giorni dopo anche la risonanza magnetica del professor Alessandro Bozzao esclude la presenza di metastasi. Durante il ricovero all’Umberto I, invece, l’ennesimo esame conferma la presenza delle metastasi. Il dottore che effettua la Tac è un collaboratore di Gualdi. Purgatori muore nell’ospedale romano il 19 luglio. E oggi a parlare della storia clinica del giornalista è proprio Bozzao. In un’intervista al Messaggero il professore di neuroradiologia a La Sapienza e responsabile dell’unità relativa al Sant’Andrea dice chiaro e tondo che la terapia era sbagliata. Ma aggiunge che questo potrebbe non aver influito sull’aspettativa di vita.
La radioterapia sbagliata?
«In genere queste diagnosi sono piuttosto facili. Ma ci sono casi, come questo, in cui possono essere difficili», esordisce Bozzao. Perché le metastasi «potrebbero confondersi con qualcos’altro». Per individuarle, aggiunge il professore, ci vogliono competenza e professionalità. «Gli esami sono stati fatti in maniera corretta ma sono stati interpretati in maniera diversa», spiega. E sembra riferirsi a quanto scritto nella denuncia: Purgatori è stato curato con la radioterapia al cervello, mentre quello che segnalavano gli esami erano ischemie. I familiari hanno anche parlato di una lite tra Gualdi e Bozzao, che quest’ultimo ha smentito. Bozzao spiega che delle analisi esiste una interpretazione di sintomatologia clinica che porta a una diagnosi: «Non è una questione di malafede ed ignoranza. È stata un’interpretazione di casi complessi che hanno portato a conseguenze terapeutiche diverse»
La prognosi
Ma Bozzao dice a Graziella Melina qualcos’altro di molto importante: «A mio parere le conseguenze terapeutiche non hanno inciso sulla prognosi». Il dottore intende dire che la situazione del paziente era quella di un malato terminale. Però poi dice anche che la terapia «incide molto» sull’esito finale. Infine: «Quello che è stato fatto in termini terapeutici non credo abbia influito sulla prognosi del paziente, in tutta onestà. Però può darsi». E sull’aspettativa di vita? «Non credo, neanche. Poi questo ci sarà chi lo accerterà», conclude riferendosi evidentemente all’indagine della magistratura e all’autopsia sul corpo. Gli inquirenti ieri hanno acquisito le cartelle cliniche del paziente nelle strutture in cui è transitato. La verità la scriveranno i giudici.