Patrick Zaki è tornato in Italia: «È il giorno più importante della mia vita, ci vediamo a Bologna»
Patrick Zaki è tornato in Italia. L’attivista egiziano, rimasto in Egitto per tre anni (22 mesi trascorsi in carcere e altri 19 a piede libero ma con divieto d’espatrio) è arrivato a bordo di un Boeing 737 di EgyptAir, decollato alle 14:14 (ora locale) dal Cairo e atterrato alle 16:48 all’aeroporto di Milano Malpensa. «È il giorno più bello della mia vita, ci vediamo a Bologna», ha detto Zaki ai cronisti che lo aspettavano allo scalo milanese. Prima di imbarcarsi per l’Italia, il 32enne ha ringraziato il governo italiano per il lavoro svolto negli ultimi giorni, dopo la condanna a 3 anni di reclusione e la grazia concessa dal presidente al-Sisi: «Ho veramente apprezzato tutto quello che hanno fatto», smorzando le polemiche dei giorni scorsi. Ora è atteso a Bologna, dove alle 20.30 di oggi – domenica, 23 luglio – terrà una conferenza stampa all’Università del capoluogo emiliano.
La soddisfazione di Amnesty
Per il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury «oggi è un giorno da segnare sul calendario dei diritti umani: è bellissimo essere qui a Bologna proprio nel giorno in cui Patrick ci torna, dopo una persecuzione giudiziaria iniziata nel febbraio 2020. Ha sofferto 22 mesi di carcere durissimo, è stato intrappolato in un processo per un reato mai commesso, ha subito una condanna vergognosa cui le autorità egiziane hanno posto rimedio con un provvedimento di grazia», ha detto Noury, ribandendo inoltre come l’attivista egiziano abbia «più volte ringraziato e manifestato apprezzamento per gli sforzi fatti a ogni livello, istituzioni italiane comprese, perché arrivasse questo giorno». Secondo il portavoce della Ong impegnata nella difesa dei diritti umani «ora è il momento che noi ringraziamo lui: per aver resistito al carcere, per averci spronato ad agire ogni giorno, per non aver mai dimenticato gli altri prigionieri di coscienza egiziani, per aver reso possibile la più grande campagna per un prigioniero di coscienza del XXI secolo. Speriamo che ora Patrick possa avere la serenità che merita e che possa decidere liberamente del suo futuro personale, accademico e professionale», ha concluso.
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