Non disturbate il papà dell’editore sul treno. Repubblica e quel viaggio di Alain Elkann per Foggia
Il papà dell’editore di Repubblica, John Elkann, è stato disturbato in treno da un gruppo di adolescenti maschi e chiassosi che ad alta voce discutevano di calcio, di musica e di come rimorchiare le ragazze con linguaggio tutt’altro che forbito ed evidente noncuranza per altri viaggiatori più avanti negli anni e nelle letture che avrebbero voluto passare in ben altro modo quel tempo assai lungo che separa le stazioni ferroviarie di Roma Capitale e di Foggia.
Dal viaggio disturbato è nata una lettera piccata del viaggiatore suo malgrado non solitario, Alain Elkann. Ed essendo il papà dell’editore John scrittore di un certo successo Repubblica ha pensato di accogliere il manoscritto non confinandolo nella scontata rubrica delle epistole, ma nobilitandolo nelle pagine di cultura dell’edizione cartacea di lunedì 24 luglio, fingendo la pubblicazione di un «breve racconto di estate».
Un docu-racconto, lungi dalla fiction, in cui Alain snocciola il personale dramma «sul treno per Foggia con giovani “lanzichenecchi”», come titola Repubblica. Il nostro Elkann padre non aveva esperienza di quella tratta ferroviaria, che incredibilmente a suo dire passa dal Tirreno all’Adriatico attraversando longitudinalmente l’Italia. E infatti si sorprende: «Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di avere sbagliato treno, ma invece è così».
Il povero papà Elkann manco immaginava che acquistando su Italo un biglietto di prima classe con vista finestrino potesse trovarsi a fianco con vista corridoio un nuovo “lanzichenecco” come Alain lo definisce. Eccone la fisiognomica: «Un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’I-Phone con cuffia per ascoltare musica». Purtroppo per il nostro illustre e spaesato viaggiatore il giovane non era solitario. In tutto il vagone decine di altri lanzichenecchi, vestiti così e che “avevano tutti o le braccia o le gambe e il collo con tatuaggi piuttosto grandi”. Manco un Rolex al polso: «Nessuno portava l’orologio».
Si può capire meglio lo choc provato durante la traversata spostando lo stesso occhio indagatore dai lanzichenecchi al povero Alain: «Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo ‘Sodoma e Gomorra’. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica».
Ora mi sento in dovere di rivolgere un accorato appello a Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italo Treno, perché faccia una tirata di orecchi ai suoi controllori: si può mai fare sedere un signore in completo di lino blu- per quanto assai stazzonato- con cartellina di cuoio marrone, la stampa più chic del week end, e la mente fissa su la recherche di Proust accanto a giovani sguaiati che ascoltano musica non classica dalle cuffiette dell’I-Phone? Cosa è questo improvviso populismo di Italo in prima classe? Un ammiccamento al governo del centrodestra sovranista? Ahi, ahi, ahi…
Fosse stato tutto qui, con profondi respiri ed esercizio di cristiana sopportazione e perfino di perdono, il viaggio del papà dell’editore di Repubblica sarebbe infine arrivato a Foggia alla bell’e meglio. Ma non è stato tutto qui. Quei giovani lanzichenecchi non si sono limitati ad ascoltare quella orribile musica che ronzava fuori dagli auricolari. Né a discutere con linguaggio assai lontano dalla “Recherche” di campagna acquisti del campionato di calcio. Niente affatto sazi di quel baccano, questi si sono messi pure a sfidarsi in conquiste femminili.
Ha iniziato un ragazzaccio: «andiamo a cercare ragazze nei night», e chissà se il nostro Alain così turbato l’ha sentita proprio così da una generazione che manco sa cosa siano i night. Poco importa perché a impedirgli la concentrazione su Proust è arrivato un altro ragazzaccio, «con il viso leggermente coperto da acne giovanile». E ha rilanciato: «Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci”. E via con la discussione, incuranti di Elkann padre che così annota con la sua stilografica: “Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi una entità trasparente, un altro mondo».
Il povero Alain signore inesistente ha dovuto sentirsi umiliare dalla indifferenza di quei lanzichenecchi a cui occhi sembrava «un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e non li interessava». Al più è sembrato «qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi». E sì, questi lanzichenecchi: manco capaci di comprendere la raffinata fattura di un abito in lino blu per quanto “molto stazzonato”…