Caso Purgatori, il racconto di Vittorio Feltri: «Anche io ho rischiato la vita, ecco chi mi ha salvato»
Vittorio Feltri su Libero oggi parla del caso di Andrea Purgatori. E racconta anche un aneddoto che lo riguarda. Feltri ha rivelato nel marzo 2022 di aver avuto il cancro. In seguito ha lasciato per motivi di salute il consiglio comunale di Milano. Sul caso del giornalista d’inchiesta morto il 19 luglio scorso invece nel frattempo si scontrano le diagnosi: e c’è chi parla di un’infezione come causa della morte. I periti incaricati dell’autopsia avranno 60 giorni per dare un responso. Feltri dice di aver vissuto una situazione «abbastanza simile» a quella di Purgatori. Poi comincia il racconto. Che parte da una Tac e dal responso di un tumore alla mammella. I dottori gli consigliano di farlo asportare chirurgicamente anche se le dimensioni sono di pochi millimetri.
La radioterapia e il dolore
A quel punto Feltri va sotto i ferri. L’operazione dura mezz’ora e, fa sapere lui stesso, quel giorno poi va a lavorare a Libero. Poi anche a lui un oncologo consiglia il trattamento della radioterapia come è successo a Purgatori. «Tre giorni dopo ero talmente in forma che non stavo in piedi neanche per scommessa. Un paio di volte caddi a terra come un salame. Stavo da cani. Quanto alle radioterapie mi distrussero completamente. Persi i sensi in due occasioni. A quel punto venni ricoverato in clinica. Diagnosi: emplema», ricorda Feltri. Che poi sintetizza: «Avevo il polmone sinistro pieno di pus». Feltri aveva subito l’ostruzione di un’arteria del polmone. Questo aveva causato un accumulo di materiale solido nell’organo. A quel punto, racconta Feltri, interviene il professor Andrea Gori. Che è medico infettivologo e direttore di Malattie Infettive al Policlinico di Milano. Oltre che fratello del sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
Le dimissioni
Feltri dice che Gori gli «salvò la pellaccia». Nel giro di un paio di settimane esce dall’ospedale. Ed è guarito: «Almeno spero, dato che un dolorino al fianco sinistro ce l’ho ancora». Poi il collegamento con il caso di Purgatori: «Se è vero che la sua salute è precipitata dopo le terapie soprattutto radiologiche, probabilmente a ucciderlo è stata l’infiammazione al polmone, infatti risulta che al cervello non avesse metastasi. Insomma, vorrei dire che talvolta le cure date a capocchia sono peggiori della malattia, ammesso che ci sia». Infine, la conclusione con i medici che «sono come i giornalisti, alcuni non capiscono un tubo».
Immagine copertina da: Dagospia
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