Il dialogo tra Giona, ragazzo trans, gay e disabile, e Papa Francesco: «Dio è con noi, anche se peccatori». La replica del 22enne
«Santità, mi chiamo Giona Dagnese, ho 22 anni, sono un ragazzo transgender, omosessuale e disabile, mi sentivo strattonato tra fede e identità trangender. Trans e credente, una volta al bivio ho scelto l’amore». Sono queste le parole che un giovane ragazzo lombardo ha rivolto a Papa Francesco, confidando la difficoltà di riuscire a conciliare la sua fede, la sua identità di genere e il suo orientamento sessuale. Tre mondi che spesso entrano in conflitto a causa delle teorie e delle dichiarazioni che in più occasioni il Vaticano ha manifestato. Le parole di Giona sono arrivate al Pontefice, il quale ci ha tenuto a rassicurarlo che «Dio è sempre vicino, cammina con noi e ci ama come siamo». Precisando, però: «Anche nel caso in cui fossimo peccatori».
Giona a Open: «Contento della risposta, ma non del peccato»
Il 22enne racconta a Open di essere rimasto «contento di aver ricevuto una risposta da Francesco e, soprattutto, del suo ascolto che non è solo per me, ma per la comunità tutta». Ma, al contempo, si dice dispiaciuto «che venga citato il peccato, come se portare con trasparenza la nostra identità nel mondo possa essere in qualche modo un errore». Il caso del 22enne è stato selezionato dai media vaticani alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù per la preparazione di un nuovo podcast con il Papa, Popecast di Salvatore Cernuzio. Oltre a Giona, infatti, a interrogare il Pontefice ci saranno anche altri ragazzi e ragazze. Un dialogo che, però, non avviene in diretta. Le loro storie vengono registrate e mostrate al Papa su un computer portato a Casa Santa Marta.
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