No! Le grandine che ha colpito il Nord Italia non c’entra niente con le fantomatiche scie chimiche
Circola su Facebook un’immagine dove vengono mostrate delle grosse palle di ghiaccio (anche qui, qui e qui), con allegata una didascalia dove si menzionano sostanze che – secondo la narrazione – non dovrebbero esserci. Anche se non vengono nominate, il riferimento alla teoria delle Scie chimiche è lampante. Conosciamo infatti diversi precedenti, dove si tenta di usare neve e grandine per supportare tale narrazione complottista. Il tutto senza allegare i riferimenti a una analisi di laboratorio, cosa che gli stessi utenti lamentano nel rispondere al post.
Per chi ha fretta:
- A seguito delle grandinate che hanno interessato il Nord Italia circolano immagini di palle di ghiaccio con citazione di analisi dai risultati ritenuti “anomali”.
- Trovare certe quantità di bario, alluminio e stronzio nelle precipitazioni è del tutto normale e non dovrebbe sorprende dei chimici seri.
- Chi diffonde questa narrazione non fornisce la fonte delle analisi citate, suscitando scetticismo anche da parte di alcuni utenti complottisti.
Analisi
Il post in oggetto riporta quanto segue:
Tanto per battere un argomento che dovrebbe farci capire !
Cadute dal cielo dopo una tempesta, per due ore non si scioglievano, portate in laboratorio, dalle analisi é uscito fuori che dentro c’é molto alluminio, bario e stronzio, elementi molto nocivi che non dovrebbero esserci, l’acqua é solo H₂O. Prova inconfutabile che é ghiaccio non naturale!
Ecco alcuni commenti sotto al post, che sembrano venire anche da utenti aperti alle idee complottiste, stanchi di venire continuamente presi in giro da chi li considera dei creduloni.
«Se si parla di analisi serve un riferimento – spiega Sara -. È ovvio che ‘sta roba non è normale, ma post del genere fanno più danni che altro». Altri assicurano di non aver problemi a crederci, ma «non sarebbe il caso – continua Marcello -, onde evitare di essere attaccati e cadere nel ridicolo (non aspettano altro direi) di allegare queste analisi anziché condividere come automi sempre questi post? Io ho l’abitudine di fare una ricerca e allegare al post un link, proprio per non farmi rompere i co**ioni da chi non vede l’ora di romperli».
La foto e il testo sono stati ampiamente diffusi da diversi utenti attraverso un semplice copia incolla (un esempio qui, qui e qui). Tra i primi a diffondere la narrazione nelle pagine Facebook italiane sembra essere un tale “Enzo“, ma il post riportato negli screenshot risulta non raggiungibile (probabilmente rimosso).
Lacune e precedenti su cui fanno leva queste narrazioni
Supponiamo che il fantomatico laboratorio chimico a cui si sarebbe rivolto l’autore della foto abbia effettivamente trovato alluminio, bario e stronzio. Davvero la loro presenza si spiegherebbe con le Scie chimiche? Assolutamente no. Come aveva spiegato il chimico Simone Angioni in una intervista a Fanpage, in risposta a una delle tante analisi realmente eseguite, il cui senso viene puntualmente distorto dai teorici del complotto:
L’acqua che cade dal cielo contiene pochissimi sali minerali e potrebbe contenere inquinanti assorbiti durante la caduta, quindi è sconsigliato berla. Per anticipare le critiche stile “non c’è più la pioggia di una volta” aggiungo che l’acqua piovana non è mai stata una buona acqua da bere a causa dei pochi sali minerali disciolti. Di conseguenza l’acqua piovana è potabile (nel senso che berla non provoca conseguenze), ma non è minerale (ovvero non possiede proprietà favorevoli alla salute D.Lgs 339/99) […]. Per il Bario si è fatto confusione tra i milli e i microgrammi quindi il limite è di 1mg/L nella normativa e quindi va considerato 1000 volte superiore a quanto sostiene il documento. Per l’alluminio il limite è corretto e infatti nelle analisi dell’acqua piovana il quantitativo risulta di gran lunga inferiore al limite. Solo in un articolo di giornale il limite è superato, ma non sono riportate le analisi e non vi è traccia dell’evoluzione della vicenda. In molti casi dipende da come viene condotta l’analisi visto che l’alluminio in soluzione è tossico, ma molto spesso è semplicemente in sospensione come minerale quindi decisamente meno tossico. Per questo motivo le analisi non riportano assolutamente nulla fuori dalla norma.
Un discorso analogo si potrebbe fare anche per lo stronzio e tante altre sostanze che possono venire trovate in questo genere di analisi.
I riferimenti al fatto che tali campioni non si sciolgano ricordano molto quelli sulla cosiddetta «neve chimica». Anche di questo fenomeno esistono spiegazioni da diverso tempo. Riportiamo quanto scriveva Paolo Attivissimo in un post del 2014, fornendo tutte le fonti necessarie ad approfondire:
La spiegazione scientifica, fornita per esempio dall’astronomo Phil Plait e segnalata da Bufale un tanto al chilo, è semplice e dimostrata in video: la neve, essendo fatta d’acqua, ha bisogno di molto calore per sciogliersi e un accendino non basta. Le poche gocce d’acqua che si formano vengono subito riassorbite dalla neve, penetrando nei suoi interstizi, e si gelano di nuovo. Applicando più calore la neve si scioglie in modo normalissimo. Le “bruciature”, invece, sono semplicemente i prodotti fuligginosi della combustione del liquido dell’accendino (tipicamente butano).
Conclusioni
Diffidate da chi fa leva sui vostri dubbi e pregiudizi, adducendo ad analisi di cui non riporta alcuna fonte, salvo mostrare delle immagini accattivanti e apparentemente misteriose. Questo caso, come tanti altri, dimostra come sia estremamente facile rendere virale una condivisione, anche senza avere alcuna idea di come funzioni la chimica e la fisica dei fenomeni meteorologici.
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