ll paradosso dei pannelli solari: utili per il clima ma fragili di fronte agli eventi estremi
Cosa succede quando uno dei migliori alleati contro i cambiamenti climatici viene minacciato proprio da ciò che dovrebbe combattere? Le grandinate che si sono abbattute sul Nord Italia nei giorni scorsi hanno danneggiato non solo alberi, automobili e abitazioni ma anche molti impianti fotovoltaici. Di stime ufficiali ancora non ce ne sono, ma sia in Emilia-Romagna che in Lombardia fioccano le segnalazioni di pannelli solari rovinati – o in alcuni casi completamente distrutti – dalla grandine. A fine 2022, secondo i dati di Italia Solare, erano oltre 1,2 milioni gli impianti fotovoltaici attivi in Italia, per una potenza complessiva superiore ai 25 GW. Ora a preoccupare produttori e consumatori è la frequenza sempre più elevata degli eventi meteorologi estremi, uno degli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici. «Qualcosa andrebbe cambiato – ammette Sonia Leva, docente del dipartimento di Energia al Politecnico di Milano –. Le condizioni climatiche stanno cambiando molto rapidamente e questo ci impone di studiare modi diversi di progettare i moduli fotovoltaici».
I test anti-grandine
I pannelli solari sono composti da diversi strati. Quello più esterno – e più soggetto alle condizioni meteo – è un vetro temperato che ha uno spessore tra i 3 i 4 millimetri. Sotto il vetro ci sono poi due fogli di materiale plastico – che contengono le celle fotovoltaiche – e il cosiddetto backsheet, ossia la parte posteriore del pannello. Ad oggi la normativa italiana prevede che i moduli fotovoltaici siano sottoposti a un test anti-grandine, in cui i pannelli vengono colpiti con sfere del diametro di circa 25mm lanciate a velocità anche di 80 km/h. «Fino a dieci anni fa avrei detto che la normativa era fin troppo severa, ma dopo gli eventi dei giorni scorsi mi rimangio tutto», commenta Leva, che oltre a essere un’esperta del settore ha vissuto in prima persona i danni della grandinata che si è abbattuta su Milano. «I miei pannelli sono stati completamente distrutti – racconta –. Avevamo sfere di ghiaccio più grandi di una pallina da tennis. Dimensioni ben al di sopra di qualunque test anti-grandine».
Secondo la docente del Politecnico, la frequenza sempre più alta di eventi meteorologici estremi potrebbe spingere i produttori a studiare pannelli solari più resistenti di quelli attuali. Un processo che al momento si scontra con due problemi: l’efficienza e il peso. «Un vetro più spesso può certamente aiutare contro le grandinate forti ma fa filtrare meno luce, riducendo l’efficienza del modulo fotovoltaico», spiega Leva. L’altra incognita è rappresentata dal peso dei pannelli. «Aumentare il peso dei moduli significa che la struttura del tetto dovrà supportare un peso maggiore. Credo che alla fine bisognerà trovare il giusto trade-off fra maggiore resistenza e prestazione dei moduli». È della stessa idea anche Alessandro Villa, amministratore delegato di Elmec Solar: «Ogni millimetro di spessore del vetro corrisponde a un aumento del peso di circa 2,5kg al metro quadro e di conseguenza richiede una riprogettazione generale dei supporti. Tutti aspetti che dovranno essere studiati, testati e poi certificati».
Assicurazione e smaltimento
A confermare i danni delle grandinate dei giorni scorsi è anche Andrea Brumgnach, vicepresidente dell’associazione Italia Solare: «Abbiamo avuto diverse segnalazioni sia su impianti di piccole dimensioni sia su quelli più grandi, in particolare dalla Brianza». Che si tratti di aziende o abitazioni private, l’unico modo per difendere gli impianti fotovoltaici da eventi di questo genere sono le polizze assicurative. «Quasi la totalità degli impianti, anche residenziali, ha un’assicurazione. Questo perché in genere l’abitazione è coperta da una polizza assicurativa. E quando si fa un impianto fotovoltaico si chiede alla compagnia di estendere la copertura», chiarisce il vicepresidente di Italia Solare. Insomma, per molte imprese e famiglie il problema non è tanto il danno economico da sostenere in caso di danneggiamento dei pannelli. Piuttosto, è il costo delle assicurazioni. «Le compagnie assicurative aumentano il costo delle polizze in funzione della frequenza di questi eventi. Ciò che rischia di accadere è un costante aggiornamento verso l’alto dei costi», avverte Brumgnach. È anche vero però che i pannelli solari possono aiutare a evitare danni alla struttura della casa: «Nella maggior parte dei casi, durante le intemperie, l’impianto protegge il tetto sottostante evitandone la rottura e l’allagamento dei locali sottostanti», sottolinea Villa, di Elmec Solar.
Chi ha subìto danni al proprio impianto fotovoltaico si ritrova ad affrontare un’altra questione: lo smaltimento dei pannelli. Anche in questo caso, per il titolare non c’è alcun costo aggiuntivo da sostenere. Per gli impianti fino a 20 kW è previsto che nel costo iniziale di realizzazione si paghi anche una quota dedicata proprio allo smaltimento dei moduli. Una volta danneggiati, i pannelli solari vengono portati in un centro apposito per lo smaltimento. «Ad oggi riusciamo a smaltire circa l’80% del peso del modulo, ossia il vetro, i cavi in rame e la cornice – spiega Sonia Leva –. Ciò su cui stiamo ancora lavorando sono le celle fotovoltaiche e il film plastico, che mantengono i materiali più pregiati». La prima vera ondata di fotovoltaico in Italia è avvenuta intorno al 2010. Stimando una vita media di 25-30 anni, ci si aspetta che intorno al 2035 gli impianti di trattamento vedranno la propria attività aumentare notevolmente. Per questo sono in corso alcuni progetti, molti dei quali incentivati dai fondi europei, per migliorare le tecniche di riciclo. Un risultato che, complici le grandinate sempre più frequenti, potremmo dover raggiungere anche prima del previsto.