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Agostino Miozzo contro Crisanti dopo l’inchiesta Covid: «Si dimetta da senatore e torni ad occuparsi di zanzare»

28 Luglio 2023 - 05:57 Redazione
agostino miozzo andrea crisanti
agostino miozzo andrea crisanti
L'ex coordinatore del Cts paragona il senatore a Mago Merlino. E poi lo attacca sulla consulenza

Il medico Agostino Miozzo è stato dal 5 febbraio 2020 al 15 marzo 2021 membro del Comitato Tecnico Scientifico sull’emergenza Coronavirus con le funzioni di coordinatore. Da pochi giorni la sua posizione nell’inchiesta su Covid-19 della procura di Bergamo è stata archiviata. Le accuse erano di epidemia e omicidio colposi. E lui oggi scrive una lettera a Il Foglio per parlare dell’inchiesta. «Potrei dire che giustizia è fatta, i magistrati hanno espresso il loro parere che, come auspicavamo, ha reso giustizia del lavoro fatto in quei terribili mesi e, ovviamente, non ha avuto da parte nostra alcuna colposa responsabilità criminale e omicida. Ora torno a essere un uomo pulito, senza l’onta di un sospetto devastante: aver contribuito a dare la morte a 57 persone e non aver fatto ciò che era necessario fare per salvarne 4.148», esordisce.

L’archiviazione e la procura

Poi fa «qualche considerazione» sulla procura e sul consulente, che chiama “Sig. Crisanti”. Si tratta dello scienziato Andrea Crisanti, oggi parlamentare del Partito Democratico. La procura, secondo Miozzo, «ha lavorato per tre anni, impiegato enormi risorse umane, tecniche per produrre un atto di accusa che si è dimostrato non solo giuridicamente insostenibile, ma decisamente impreciso e ricco di macroscopici errori. Anche dal punto di vista finanziario sarebbe interessante sapere quale è stato il costo di questa inchiesta ivi compreso il costo dell’eventuale compenso percepito dal consulente Crisanti. Se il Codice penale prevede il nesso di causalità per sostenere l’imputazione di omicidio, ho ragione di credere che un buon magistrato si dovrebbe preoccupare di trovare il necessario “nesso”. Se il reato di epidemia è un reato esclusivamente “commissivo”, o si individuano le prove oppure è doveroso sapere che quel reato non potrà essere sostenibile».

Lo zanzarologo

Miozzo dice che la procura ha affermato di considerare il processo necessario “per pagare un tributo ai tanti morti della pandemia”. Poi va all’attacco: «È difficile, caro direttore, leggere un capo d’imputazione predisposto da un pool di cinque magistrati e da un numero imprecisato di collaboratori in tre anni di lavoro, dove tra le morti contestate compaiono quelle di persone che a oggi sono vive e vegete, dove alcuni sono morti prima del periodo incriminato, dove altri sono morti per cause non note e nemmeno riconducibili al Covid (pag. 32 della sentenza di archiviazione); e dove per ultimo sono citate riunioni del Comitato tecnico-scientifico mai avvenute». Poi se la prende direttamente con Crisanti: «È raro vedere uno scienziato esprimersi con argomenti così superficiali, scorretti, oserei dire cinici. Uno che nella vita professionale si è sempre occupato di zanzare e che diventa improvvisamente epidemiologo, virologo, infettivologo, emergenziologo e in questa veste di tuttologo si propone ai media».

Mago Merlino

Miozzo paragona Crisanti a Mago Merlino. E lo accusa: «Io, coordinatore del Cts, in quelle frenetiche settimane che ci hanno travolto non ho mai avuto il piacere di sentire da questo signore ipotesi e suggerimenti utili a risolvere le disperate richieste che ci pervenivano dal territorio, nei momenti nei quali mancavano le bombole di ossigeno, non si trovavano sul mercato mondiale le mascherine, non c’erano i respiratori, i farmaci». E gli chiede di dimettersi da senatore. Perché il mandato lo ha «conquistato tradendo la fiducia dei suoi elettori e illudendo centinaia di parenti delle vittime nella ricerca d’improbabili capri espiatori alla tragedia avvenuta. Torni a occuparsi di zanzare, sig. Crisanti, l’unica cosa che forse sa fare con qualche margine di successo, e magari torni a fare il suo mestiere all’Imperial College, il suo vecchio incarico all’ospedale sarà così finalmente destinato a un collega di questo nostro disastrato sistema sanitario».

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