«Basta, il processo per lo stupro di Capodanno a Primavalle si deve fare a porte aperte»
«Adesso basta, questo processo si deve fare a porte aperte». A chiedere la totale trasparenza sul processo sullo stupro di Capodanno a Primavalle è Bo Guerreschi, la presidente della onlus “bon’t worry”, che sostiene le vittime di violenze di genere. Lo fa – spiega Repubblica Roma – alla luce della sezione che se ne deve occupare, composta da giudici donne e salita alla ribalta per tre sentenze che hanno fatto discutere. Stiamo parlando delle giudici che si sono occupate della «palpata breve», della dipendente definita complessata perché aveva denunciato un «goliardico» direttore di museo e dei «fendenti non penetranti fino agli organi vitali» in un caso di tentato femminicidio. La onlus teme che la vittima Bianca si profilo un verdetto sfavorevole. «A questo punto stiamo valutando e stiamo ragionando se mantenere la segretezza del procedimento oppure, con grande coraggio da parte della vittima, fare sì che si svolga a porte aperte. Questo per permettere a ciascuno di ascoltare le reali parole di chi vi prende parte e dare un resoconto fedele di quanto accade in aula».
I precedenti
Lo scorso maggio Bianca è stata ascoltata in aula, in un processo che parla di una violenza sessuale subìta. Davanti al presunto stupratore. La giovane era coperta solo da un paravento. Inizialmente si era dato l’ok per una audizione protetta come solitamente avviene in questi casi. Ma dato che la giovane aveva rilasciato una intervista a Repubblica pochi giorni prima le giudici della sezione hanno dato l’ok alla richiesta della difesa di Ranieri, il presunto stupratore, chiedendo la presenza della ragazza in aula. «Un minuto dopo l’udienza, quel giorno – denuncia la presidente di “bon’t worry” – sulla stampa c’era un resoconto non fedele dell’udienza e bisognerebbe sapere chi, strumentalizzando il processo, ha fatto uscire informazioni non totalmente fedeli alla verità». Bianca, da quel giorno, spiegano, ha fatto passi indietro. «È rimasta sconvolta, è stata sottoposta a cinque ore di domande con una sola pausa e senza potere parlare con l’avvocata». Guerreschi ha recentemente chiesto al ministro Nordio un intervento ispettivo per valutare i lavori della quinta sessione penale che, secondo la onlus, non si occupa di violenza di genere con le dovute precauzioni. «Alla luce di queste sentenze che hanno destato tanta preoccupazione per l’impianto motivazionale, questa mancanza di tutela, di misure cautelari, non ci dobbiamo proprio più sorprendere – conclude Guerreschi – le donne sono alla gogna e tutto questo deve finire subito».
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