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Il medico va in pensione e spacca il telefono sulle note di “Se telefonando”: «La reperibilità era diventata un incubo» – Il video

31 Luglio 2023 - 16:20 Redazione
Ugo Gaiani lascia il lavoro dopo 39 anni e ha deciso di festeggiare insieme ai suoi ex pazienti di Guastalla

Per festeggiare la pensione ha deciso di distruggere il telefono dell’ambulatorio a “mazzate” in piazza a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, davanti ai suoi ex pazienti, sulle note di Se telefonando di Mina. Con questo gesto il dottor Ugo Gaiani, fresco di pensionamento dopo 39 anni di lavoro, ha deciso di chiudere con un po’ di ironia davanti ai suoi pazienti il cerchio della sua carriera. Lo scorso 28 luglio, al termine del suo ultimo turno con il camice bianco, Gaiani ha organizzato un rinfresco con pazienti e amici, per congedarsi. In quell’occasione, dopo aver indossato una t-shirt dei San Antonio Missions, il cappellino da battitore, ha impugnato una mazza da baseball e ha rotto in mille pezzi il telefono fisso dell’ambulatorio. «Quel telefono è stato il contatto con i pazienti, che ora devo interrompere dal punto di vista professionale. È stato un gesto simbolico», ha spiegato il dottor Gaiani in un’intervista a Il Resto del Carlino. Ma la situazione è improvvisamente sfuggita di mano, letteralmente. Dopo aver colpito il telefono, al medico è scivolata la mazza da baseball, che è andata a colpire l’auto parcheggiata di una sua ex paziente. A tal proposito, il dottor Gaiani ha aggiunto: «Per fortuna la proprietaria non se l’è presa. Anzi, ha detto che il piccolo segno sulla carrozzeria sarà, per lei, il ricordo del suo medico».

«Il periodo peggiore? Il post-Covid, le persone sono diventate più cattive»

«Ero arrivato a lavorare 16 ore al giorno, dormendo poco di notte. Se avessi continuato avrei avuto bisogno io del medico: era arrivato il momento di staccare la spina. Dopo 39 anni di attività era giusto così». A complicare le cose non è stato tanto il periodo della pandemia, quanto il periodo successivo. E il dottor Gaiani chiarisce: «Il peggio è stato il post Covid, con la gente che, in generale, è diventata più cattiva, più maleducata. L’emergenza sanitaria ha cambiato le persone. In peggio. Pazienti sempre meno pazienti, il nostro lavoro non bastava mai. Per fortuna ho avuto anche belle soddisfazioni». Già, perché malgrado tutto «è difficile lasciare una professione a cui si è rimasti legati per quasi 40 anni. Con tanti pazienti si è creato un rapporto non solo professionale, ma anche di amicizia. Lo dimostrano i tanti cittadini che sono venuti a salutarmi in piazza, sotto l’ambulatorio, alla fine della mia attività. Ma arriva un momento in cui bisogna smettere».

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