Chi sono i miliardari d’Italia: i nuovi Paperoni tra dinastie ed eredità
Ci sono cinque new entry nella classifica dei miliardari d’Italia di Forbes. La nuova fotografia dei paperoni vede 69 uomini e donne che vantano un patrimonio di almeno un miliardo di dollari. Cinque in più rispetto alla primavera scorsa. E venti in più rispetto al 2021. Un ampliamento dovuto all’ingresso degli eredi di grandi famiglie imprenditoriali. Come Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi che vantano un patrimonio di circa un miliardo a testa. Meno del miliardo e cento milioni di Luigi Cremonini e famiglia e di Antonio Percassi, proprietario dell’Atalanta. E anche di Marina e Giuliana Caprotti. E di Lina Tombolato, vedova di Ennio Doris. Ma anche di Veronica e Marco Squinzi, alla guida di Mapei. Poi ci sono i figli di Doris Massimo e Annalisa e la nipote di Rodolfo e Giorgio Squinzi, Simona Giorgetta. Un po’ più su (con 1,5 e 1,6 miliardi), ecco le figlie di Gilberto Benetton, Barbara e Sabrina.
La classifica
Il primo in classifica rimane sempre Giovanni Ferrero con un patrimonio di 40 miliardi. Poi c’è Giorgio Armani con 12,4 e Sergio Stevanato e famiglia con 7,6. Giù dal podio Massimiliana Landini Aleotti (con un patrimonio di 6,9 miliardi) e Piero Ferrari (6,7). A parimerito Patrizio Bertelli e Miuccia Prada (5,8 miliardi). Seguiti da Luca Garavoglia (5,1) e Giuseppe Crippa e Alessandra Garavoglia (4,3). All’11esimo posto a pari merito con 3,9 miliardi di patrimonio ci sono Claudio, Clemente, Marisa, Luca, Paola e Leonardo Del Vecchio. Insieme a Rocco Basilico, Francesco Gaetano Caltagirone, Nicoletta Zampillo e Remo Ruffini. Seguono Giuseppe De’ Longhi e famiglia (21esimi con 3,8 miliardi) e poi Giuliana e Luciano Benetton, Renzo Rosso e Brunello Cucinelli con 3,4 miliardi. Dopo i primi 25 posti al 40esimo ci sono Marina e Pier Silvio Berlusconi. Tra 1,4 e 1,7 miliardi spuntano nomi di imprenditori conosciuti come Diego Della Valle, Mario Moretti Polegato, il re della ceramica Romano Minozzi, quello dei gioielli Paolo Bulgari e Massimo Moratti, con 1,8 miliardi spicca un altro discendente dal cognome importante, John Elkann, di fatto il successore alla guida della famiglia Agnelli dopo l’avvocato Gianni.
Il capitalismo familiare
L’ex ministro Patrizio Bianchi oggi in un’intervista al Quotidiano Nazionale parla proprio del capitalismo familiare. Nel colloquio con Maddalena De Franchis il docente dell’ateneo di Ferrara spiega che «i miliardari italiani debbono la loro fortuna all’industria, specie in comparti come manifattura, agroalimentare, moda e meccanica. Le antiche dinastie sono scomparse dal top della classifica e al loro posto troviamo i costruttori dei nuovi imperi del made in Italy, oggi ultra ottantenni, o i loro successori diretti. Gli eredi (pensiamo a quelli di Silvio Berlusconi, o di Leonardo Del Vecchio, tutti presenti in classifica, ndr) sono alle prese con una difficile successione, dovendo muoversi da ‘one-man-company’ a consigli di amministrazione in cui gestire, in termini manageriali, gruppi operanti a livello mondiale».
Reinvestire nell’economia italiana
Bianchi segnala i settori di riuscita: «Berlusconi si è arricchito con le televisioni, alcuni hanno investito nella meccanica avanzata, certamente la farmaceutica italiana è molto innovativa, ma qui mancano del tutto, diversamente da Usa e Cina, gli imprenditori del web, del digitale, dell’intelligenza artificiale». Ma il vero tema oggi è uscire dal capitalismo familiare: «I figli di quegli imprenditori che, negli anni 70, hanno dato l’assalto al capitalismo familistico e statalista dell’Italia post-boom, ora sono al vertice di gruppi finanziari e industriali che, per crescere, debbono diventare manageriali, quindi affidati nella gestione a manager in grado di garantire crescita e innovazione. Occorre distinguere tra proprietà e gestione, che per i padri coincidevano, invece, nella figura dell’imprenditore. Non solo è una tendenza internazionale, è un elemento di salute pubblica, così come rilevante è la separazione tra fortune personali e politica, per evitare intrecci comunque pericolosi». Come? «Capitali familiari ingenti debbono essere reinvestiti nell’economia italiana».
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