Polonia, la storia di Joanna Parnieska: denunciata per la pillola abortiva ordinata online
Ordina una pillola abortiva online, ma il medico la denuncia. Joanna Parnieska, giovane donna polacca, racconta a la Repubblica gli orrendi soprusi che ha subìto dalla polizia di Cracovia per aver interrotto la gravidanza nel solo modo ancora legale nel Paese: con la pillola abortiva ordinata, appunto, online. Tutto inizia lo scorso aprile quando, in un momento di fragilità, Parnieska chiama il medico e gli confida quanto avvenuto. Da quel momento «comincia un incubo», racconta al quotidiano. Il dottore la denuncia alla polizia, contravvenendo di fatto alla riservatezza. Quindi, l’irruzione degli agenti polacchi nel suo appartamento: «Mi hanno trattato come una criminale», dice la giovane donna.
L’interrogatorio e la perquisizione
Procurarsi la pillola abortiva autonomamente, come ha fatto Parnieska, non è reato in Polonia. Al contrario, aiutare qualcuno ad abortire, comporta il rischio di finire in galera per 3 anni. Quando è scoppiato il caso, condannato da Donald Tusk (capo dell’opposizione), gli agenti hanno cercato di estorcerle informazioni, convinti fosse stata aiutata ad abortire. «L’intera azione – spiega Parnieska – era tesa a spaventare me e tutte le donne». La procura, guidata dal ministro dell’Interno, ha persino aperto un’inchieste per individuare gli eventuali complici. Quel giorno di aprile, gli agenti l’hanno trascinata in ospedale, poi interrogata e infine perquisita. Trasferita, poi, al reparto di ginecologia, la polizia – oltre ad averle chiesto di consegnare il cellulare e il computer – l’ha intimata di spogliarsi nuda e di fare dei piegamenti, come si fa di solito con i trafficanti di droga.
Pensieri suicidi
«Io non volevo togliermi le mutande, indossavo un assorbente», dice. Quando i poliziotti l’hanno interrogata, Joanna ha specificato subito che si era procurata la pillola da sola. Mentre la polizia si è giustificata dicendo che il colloquio aveva «fatto emergere il fatto che avesse ricevuto trattamenti psichiatrici per anni e che quel giorno avesse pensieri suicidi».
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