Musumeci al Senato: «Stato di emergenza in 6 Regioni. Al governo non ci sono negazionisti del cambiamento climatico». E sulla Sicilia esplode la bagarre
«Dal 19 luglio ci sono stati grandinate e forti raffiche di di vento su Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Province autonome di Trieste e Bolzano. L’evoluzione della situazione è stata monitorata anche a livello centrale dal Dipartimento della Protezione civile 24 ore su 24. Nel comune di Lissone è morta una donna, mentre a Corteno Golgi è morta una ragazza mentre dormiva in un campo scout dopo essere stata raggiunta dalla caduta degli alberi. Il nostro pensiero va a queste vittime e a quelle che si sono registrate nelle regioni del Sud, altre tre vittime». Sono le parole del ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, a margine della sua informativa al Senato sugli eventi calamitosi che si sono susseguiti dal 19 luglio in poi, e che si sono abbattuti in particolare nelle Regioni del Nord, con pesanti nubifragi, e in Sicilia, dove estesi incendi hanno causato ingenti danni. Nel corso dell’informativa il ministro Musumeci ha precisato che a oggi, «sei regioni hanno presentato istanza preliminare per lo stato di emergenza» e «in questo momento – ha proseguito il ministro – non è possibile fornire una ipotesi di quantificazione delle esigenze, data la vastità del territorio e la specificità dei fenomeni che si sono verificati» e le autorità competenti «sono al lavoro per consentire al Consiglio dei ministri di provvedere al più presto possibile alla dichiarazione dello stato di emergenza».
«Al sud picchi di 46-48 gradi, oltre ogni record»
Il ministro per la Protezione civile ha poi osservato che« al Sud si sono toccate punte di 46-48 gradi, al di là di ogni record precedente», specificando che «per la legge quadro 352 del 2000 la competenza degli incendi boschivi è delle Regioni e delle Province autonome». Musumeci ha riferito che «nella giornata del 25 luglio le richieste di soccorso aereo sono state 35: nella stessa giornata si sono rilevate diverse criticità per la flotta aerea. In Calabria a causa delle temperature elevatissime all’aeroporto di Lamezia non è stato possibile far decollare gli aerei, mentre le Regioni maggiormente interessate dall’interruzione di corrente sono state Campania, Abruzzo, Puglia e soprattutto la Sicilia».
La polemica sulla gestione dell’emergenza in Sicilia
Nel corso dell’informativa, il ministro Musumeci ha dedicato ampio spazio all’emergenza in Sicilia, anche in qualità di ex presidente della Regione Siciliana. Durante l’informativa, il ministro ha replicato alle polemiche con una digressione personale, data l’impossibilità di replica successiva: «Parlando della Sicilia, nei giorni scorsi, mentre la mia isola faceva i conti con incendi devastanti, assieme ad altre regioni italiane, alcuni giornali non certo di area governativa e membri di questo Senato si attardavano nella ricerca d’archivio di inadempienze legate al mio trascorso ruolo di presidente di quella regione per una legislatura. Preferirei, in verità, essere contestato per le attività di ministro, ma comprendo benissimo, essendo stato per tanti anni all’opposizione, come si dice, conosco il mestiere». E il ministro ha poi proseguito: «Quando si indicano percorsi e possibili obiettivi da questo banco di governo occorre essere sempre credibili, non immuni da errori, ma credibili. Nel mio non breve percorso politico, ovunque chiamato dal voto popolare, credo di aver attraversato le paludi senza aver mai preso la malaria, e lo dico con assoluta umiltà, senza superbia, ma con la piena consapevolezza di aver fatto sempre il mio dovere».
«Bisogna capire come si è arrivati a quella situazione in Sicilia»
«Se diciamo che la tutela del territorio costituisce una priorità, alle parole dobbiamo fare seguire fatti – ha proseguito il ministro -. Non ho diritto a repliche, ma non credo sia di cattivo gusto capire come la Sicilia sia arrivata a questa particolare e intensa e drammatica stagione di incendi senza comprendere quello che è stato fatto negli ultimi anni per quell’Isola», ha proseguito il ministro che ha poi elencato quanto fatto quando guidava la giunta regionale: «L’istituzione dell’Autorità di bacino era attesa da 30 anni, la legge urbanistica dopo 40 anni, il collaudo di 18 dighe dopo mezzo secolo. Sì le dighe, realizzate e dopo 50 anni mai collaudate, col risultato che le dighe non possono mai essere utilizzate a pieno perché costituiscono un serio e grave pericolo». E ancora: «la pulitura dei fiumi, quasi 500 milioni contro il dissesto idrogeologico, l’acquisto di 150 pickup anti-incendio e di 122 altri mezzi anti-incendio. Perché dico questo? È ovvio che quando si tratta di dovere valutare le cose fatte, o fatte male, o non fatte, diventa assolutamente facile ricorrere alle ricerche di archivio. Noi abbiamo il dovere di comprendere e capire che cosa fare, altrimenti questa informativa diventa uno sterile e triste rito di elencazioni che finisce anche con il dover lambire qualche sentimento di larvata ipocrisia. Cosa fare?». A questa domanda è esplosa la bagarre in Aula.
«Se la premier dice che la tutela e la difesa del territorio diventa una priorità, credo faccia un’ammissione assolutamente responsabile»
Dopo alcuni attimi la situazione in Aula si è nuovamente placata e il ministro ha proseguito: «Il tema è riproporsi di eventi calamitosi che impone al governo una riflessione seria e profonda. Quando il presidente del Consiglio dice la tutela e la difesa del territorio diventa una priorità nell’agenda di governo, io credo faccia un’ammissione assolutamente responsabile. Il tema è la programmazione della prevenzione, la prevenzione strutturale. Abbiamo avviato il varo del disegno di legge sul modello unico di ricostruzione, l’Italia non ha ancora un piano nazionale per il dissesto idrogeologico, l’Italia non ha ancora un piano nazionale per la mitigazione del rischio sismico, la cultura del rischio non pare essere particolarmente diffusa».
«In Italia manca la coscienza della cultura del rischio»
E il ministro Musumeci ha poi ripetuto quando già detto durante l’informativa alla Camera: «Ho assistito ad alcune esercitazioni di Protezione civile in cui la gente sembra parteciparvi o assistervi con un senso di svago, come se quelle fossero prove per molti appartenenti ad una sagra, nessuno prende sul serio l’esercitazione di Protezione civile». Anche in questo caso dai banchi di Palazzo Madama arrivano contestazioni. E il ministro incalza: «Stiamo profondendo il massimo delle nostre energie affinché le esercitazioni di Protezione civile coinvolgano tutto il mondo scolastico a cominciare dalle scuole elementari, perché le esercitazioni servono a creare una coscienza di una cultura del rischio».
«Del cambiamento climatico se ne parla dal 2016, sei anni prima dell’arrivo di questo governo»
Musumeci ha poi aggiunto: «Dobbiamo accelerare con i piani contro il cambiamento climatico, se ne parla dal 2016, sei anni prima dell’arrivo di questo governo. E poi i piani comunali di protezione civile che molto spesso non vengono adottati e quando vengono adottati non vengono sottoposti alla revisione». Il ministro della Protezione Civile ha osservato che «C’è un grave problema nella politica di prevenzione, di repressione e di neutralizzazione degli incendi ed è quella legata alla flotta aerea dello Stato. La prevenzione e il contrasto attivo agli incendi boschivi, in un’epoca come la nostra contraddistinta dal cambiamento climatico, e qui non ci sono negazionisti, lo voglio ribadire, rappresentano un impegno centrale per il Protezione civile, anche in ambito europeo per la gestione delle emergenze».
«Serve una flotta aeronautica europea per far fronte agli incendi»
Musumeci ha proseguito spiegando che «la possibilità di far fronte a tale impegno in maniera efficace incontra un limite oggettivo nell’attuale indisponibilità, a livello europeo, di una flotta antincendio adeguatamente dimensionata e moderna, che sia in grado di garantire un intervento tempestivo e simultaneo anche in più scenari operativi. Per rispondere a questa esigenza la Commissione europea, nel 2021, ha avviato un’interlocuzione con le principali industrie aeronautiche europee al fine di verificare la possibilità di sviluppare e produrre un nuovo velivolo, cosiddetto “Anfibio”, in grado di sostituire gli attuali canadair che vengono realizzati in regime di monopolio in tutto il mondo».
«Gran parte dei fondi del Pnrr destinati al dissesto idrogeologico sarebbero rimasti inutilizzati»
Concludendo l’informativa, il ministro ha precisato che la questione relativa ai cambiamenti climatici «c’è da almeno 15 anni, e non può più essere un alibi per quanti fanno finta di non capire che serve un cambio di passo». Musumeci ha poi tenuto il punto: «In quello che dico ci metto la faccia: la responsabilità dei cittadini debba essere tenuta in grande considerazione, perché la cultura del rischio non è sufficientemente diffusa. Servono interventi strutturali, che devono passare attraverso strumenti di pianificazione e programmazione. Non è solo un problema di risorse è un problema di priorità. Ho sentito accusare il governo di fare una cosa e poi di farne un’altra, a proposito dei fondi del Pnrr», in riferimento all’eliminazione dei 16 miliardi di euro previsti anche per gli interventi contro il dissesto idrogeologico. E così, il ministro Musumeci ha concluso giustificando la scelta dell’esecutivo: «Studi dicono che le infrastrutture fluviale richiedono 6 anni e 8 mesi, rispetto alla media di 5 anni. I fondi destinati al dissesto idrogeologico non avrebbero potuto essere utilizzati entro la scadenza del 2026, gran parte di quei fondi sarebbe rimasta inutilizzata».
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