Earth Overshoot Day, da oggi l’umanità è in «debito ecologico» con il Pianeta Terra fino al prossimo anno
Da oggi fino alla fine del 2023 l’umanità vivrà in debito ecologico con il pianeta. Oggi, 2 agosto, è l’Earth Overshoot Day, il giorno che indica l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di offrire nell’arco di un anno solare. Negli ultimi decenni questa data è arrivata con sempre più anticipo, segno del ritmo incontrollato con cui l’essere umano ha sfruttato le risorse del pianeta senza preoccuparsi delle conseguenze. Nel 1971, il primo anno a essere calcolato, l’Overshoot day cadeva il 25 dicembre. Nel 1980, il 16 novembre. Nel 2000, il 25 settembre. E così via. La data muta di anno in anno a seconda della velocità con cui le risorse del nostro pianeta vengono sfruttate. A occuparsi dei calcoli è il Global Footprint Network, un’associazione internazionale che studia la contabilità ambientale e l’impronta ecologica della società. «Vivere costantemente al di sopra delle possibilità fisiche del nostro pianeta è una possibilità limitata nel tempo, rischiamo un disastro ecologico: i beni e i servizi che sono alla base delle nostre società ed economie sono tutti prodotti da ecosistemi funzionanti e sani», commenta Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia.
Paesi a confronto e scenari futuri
L’impronta ecologica varia – e di molto – da Paese a Paese. A guadagnarsi la maglia nera è il Qatar, che quest’anno ha visto cadere il proprio Overshoot Day il 10 febbraio. Va leggermente meglio agli Stati Uniti, che hanno finito le proprie risorse naturali il 13 marzo, mentre per la Cina la data si sposta al 2 giugno. In Italia il giorno del Sovrasfruttamento della Terra è caduto il 15 maggio. Per dirla in altri termini, se tutto il mondo adottasse lo stile di vita e i livelli di consumo degli italiani avremmo bisogno dell’equivalente di 2,7 pianeti. Secondo le analisi del Global Footprint Network, sono due i settori che impattano di più nel caso italiano: i consumi alimentari (responsabili di un quarto dell’impronta totale) e i trasporti, che incidono per il 18%. Nel 2022, l’Overshoot Day mondiale è caduto il 28 luglio. Questo significa che dallo scorso anno abbiamo guadagnato cinque giorni in più sul calendario. Nell’ultimo lustro la tendenza sembra essersi assestata, anche se risulta difficile stabilire con certezza le cause. Nonostante questo, le proiezioni sul lungo periodo sono tutt’altro che incoraggianti. Se i livelli di consumo e di sfruttamento delle risorse naturali continueranno a seguire il trend attuale, entro il 2030 si stima che potremmo arrivare a consumare l’equivalente di due pianeti ogni anno.
August 2, 2023
Come posticipare l’Overshoot Day
Sommando tutte le rilevazioni condotte dagli anni Settanta ad oggi, il debito ecologico complessivo accumulato ammonta a 19 anni di produzione delle risorse naturali, prese in prestito dalle generazioni future. La notizia positiva è che già sappiamo quali azioni possono contribuire a spostare la data dell’Overshoot Day. Dimezzare gli sprechi alimentari nel mondo, per esempio, ci regalerebbe 13 giorni in più sul calendario. Mentre riforestare 350 milioni di ettari di terreno sposterebbe la data di 8 giorni. Il contributo più determinante arriverebbe dall’abbandono dei combustibili fossili, principali responsabili della crisi climatica. Secondo le stime degli esperti, ridurre del 50% le emissioni di CO2 nella produzione di energia ci permetterebbe di posticipare l’Overshoot Day di oltre tre mesi (93 giorni). Accanto a tutto questo ci sono poi le azioni individuali. In particolare, precisa Alessi (WWF Italia), è la nostra dieta alimentare a fare la differenza: «Se sostituissimo il 50% del consumo globale di carne con alimenti di origine vegetale, sposteremmo l’Overshoot Day di 7 giorni (considerando la CO2 e l’uso di suolo); se mangiassimo carne proveniente da allevamenti biologici o estensivi guadagneremmo altri 5 giorni; se acquistassimo localmente l’80% del nostro cibo, sposteremmo la data di 2 giorni circa».
August 2, 2023
In copertina: EPA/Yonhap | Le paludi dell’isola Eulsukdo, in Corea del Sud, ripristinate dopo anni di sovrasfruttamento del suolo
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