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Omicidio Genova, i due indagati rischiano la premeditazione: «Hanno acquistato mannaia e coltello due ore prima del delitto»

02 Agosto 2023 - 18:01 Massimo Ferraro
mahmoud abdalla cadavere senza testa mani santa margherita ligure indagati
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Il 19enne Mahmoud Abdalla è stato ucciso in un appartamento e il suo corpo mutilato: gli accusati sono rimasti in silenzio davanti al gip

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari i due indagati per l’omicidio di Mahmoud Abdalla, il 19enne egiziano ucciso a Genova il cui corpo è stato poi mutilato. Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel 26 anni, detto Tito, ha confessato l’omicidio insieme al socio 27enne Abdelghani Aly, detto “Bob”. Abdalla sarebbe stato ucciso perché aveva ammesso alla Guardia di Finanza, durante un controllo nel loro Barber Shop di via Merano a Sestri Ponente, di lavorare lì ma di non essere in regola. Il 31 luglio la pm della Procura di Genova, Daniela Pischetola, ha disposto il decreto di fermo nei confronti dei due cittadini egiziani. Ma ora gli inquirenti potrebbero contestare ai due indagati l’omicidio premeditato. Secondo i nuovi dettagli emersi dall’attività investigativa, infatti, “Bob” e “Tito” avrebbero comprato una mannaia e un coltello in un negozio gestito da una famiglia di origine cinese due ore prima del delitto. Con quelle armi avrebbero ucciso Abdalla, e poi decapitato e mutilato il cadavere del giovane, prima di prendere un taxi verso Chiavari e gettare il corpo in mare. L’indicazione è emersa dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza, che hanno ripreso i due arrestati vicino al negozio di Sestri. Dal registro di cassa risulta essere emesso proprio uno scontrino per l’acquisto di quei due oggetti, e alcuni momenti dopo i due giovani vengono visti con un sacchetto contenente un oggetto contundente. Il sostituto procuratore Daniela Pischetola ha contestato ai due l’acquisto delle armi, così hanno preferito ad avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di convalida del fermo, avvenuto nel carcere di Marassi. Le armi non sono state ancora trovate, e i due indagati si accusano l’un l’altro di averle fatte sparire.

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