Latina, stalkerano e bullizzano la compagna di classe istigandola al suicidio. Tutti promossi (alcuni a pieni voti) all’esame di terza media
«Lei come l’Ebola, lei che è da evitare come una malattia, deve togliersi di mezzo. Si dovrebbe suicidare», «Se muori non se ne accorge nessuno», «Se non hai amici, fatti una domanda», «Per quanto sei grossa non passi dalla porta». Hanno insultato per un intero anno scolastico la loro compagna di classe su una chat di gruppo su WhatsApp chiamandola “Anti-Ebola”. E dopo un’indagine per istigazione al suicidio e stalking, tutti i giovani – 15 alunni di una classe di terza media di Latina – sono stati promossi, alcuni anche a pieni voti, malgrado il 6 in condotta. I giovani si sono giustificati dicendo che per loro era solo «un gioco», portando la giovane a isolarsi sempre più e ad arrivare sempre con maggiore frequenza in ritardo alle lezioni. Nella chat la giovane veniva derisa per l’aspetto fisico e il portamento: «Imitate la sua postura e prendetela in giro». Malgrado i fatti siano stati accertati, le famiglie degli alunni che hanno bullizzato la compagna non hanno accettato la proposta di attivare un percorso di «giustizia riparativa» per far comprendere ai figli la gravità delle loro azioni. Una richiesta avanzata dalla madre della vittima dei bulli che, avendo tutti un’età inferiore ai 14 anni, non sono imputabili in un vero e proprio processo. Il caso rischia dunque di essere archiviato, come richiesto dalla Procura dei Minori di Roma, ma si attende la decisione del Gip.
La «delusione» per il comportamento dei genitori dei bulli della Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza
La Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni ha dichiarato: «Più volte ho espresso la delusione derivante dal comportamento proprio di certi genitori che più di altri avrebbero dovuto seguire comportamenti e atteggiamenti educativi e rieducativi. A prescindere dall’esito dell’indagine in corso abbiamo incontrato alunni, famiglie e docenti. Sono stati effettuati interventi con giochi di ruolo, confronti, discussioni sul rispetto reciproco, sulla legalità che hanno contribuito a migliorare decisamente il clima all’interno della classe». «I ragazzi – ha aggiunto Sansoni – hanno rielaborato il vissuto, le condotte, riflettuto sulle dinamiche relazionali che appaiono ora fluide, seppur con qualche criticità in capo ad alcuni ragazzi, in particolare circa il timore di ciò che può derivare dal procedimento giudiziario». Insomma, oltre al danno alla giovane, anche la beffa di vedere tutta la questione “risolta” con un 6 in condotta.
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