Luigi Chiatti può tornare libero a settembre: il Mostro di Foligno ha finito di scontare la pena
Luigi Chiatti a settembre avrà la possibilità di uscire dal carcere. Il Mostro di Foligno, che ha ucciso Simone Allegretti (4 anni) e Lorenzo Paolucci (13), è stato arrestato il 7 agosto del 1993. Oggi si trova nella Rems di Capoterra in Sardegna. Condannato a trenta anni di carcere in appello con il riconoscimento della semi-infermità di mente, ha terminato di scontare la pena nel 2015. Ha ricevuto l’obbligo di soggiorno in un Rems per tre anni. Poi il tribunale di sorveglianza di Cagliari ha prorogato la sua permanenza per due anni. E oggi, scrive il Quotidiano Nazionale, è pronto a chiedere di nuovo la libertà. L’udienza dovrebbe svolgersi a settembre o al più tardi in autunno. Il giudice prorogò la misura ritenendo che, nonostante avesse acquisito più consapevolezza, non aveva preso le distanze dai propositi dell’epoca.
«Se esco, lo faccio ancora»
Dopo la confessione dei delitti a un agente di polizia disse: «Se esco, lo faccio ancora». Un poliziotto che all’epoca lavorava a Foligno racconta oggi al quotidiano del ritrovamento del cadavere di Lorenzo Paolucci: «Quel giorno non lo dimenticherò mai. Di morti ne ho visti tanti, ma quel bambino buttato nel fosso con il nonno che urlava ‘Non è Lorenzo, non è Lorenzo’ come fai a scordarlo?». All’epoca Chiatti era lì, tra la gente di Casale. Era il secondo corpo in dieci mesi: «Il corpo sarà stato a trenta metri dalla casa, ho visto il sangue e ho chiesto di chi fosse», ricorda Marco Broglioni. E ancora: Mi stupii la sua reazione: freddo e disinvolto. Gli mostrai il sangue. ‘Lo vedi, lo hanno ucciso qui dentro’. Lui impassibile: ‘Mi sembra strano’. «Lo feci sedere, lo ammanettai. Si sdraiò sul divano, prese in mano un giornaletto di Zagor, accavallò le gambe e si mise a leggere».
Il bambino
All’epoca è un altro bambino a instradare gli investigatori: «Io e Luigi siamo andati a cercare Lorenzo e siamo arrivati fino a Sassovivo per buttare l’immondizia», racconta. La confessione arriva davanti al pubblico miinistero Michele Renzo. L’allora 25enne geometra che di nome faceva Adriano Rossi, poi adottato dai Chiatti nel 1974, apre la bocca nella notte. Il magistrato ricorda: «Le indagini le impostammo alla maniera di Pier Luigi Vigna: una a lunga scadenza, l’altra sull’immediato. Cerco di separare l’aspetto umano, emotivo, che una tragedia così può provocare. Dovevamo solo restare freddi per dare una risposta. Non ti aspetteresti mai che a Foligno potessero accadere simili tragedie».
L’addio al carcere
Oggi, ricorda Renzo, Chiatti può uscire perché «il nostro sistema è garantista anche in questo, consentirebbe la reimmissione in libertà ma è tutto affidato alla valutazione di un team di psicologi, psichiatri e a un giudice. Dobbiamo confidare in queste valutazioni. Da noi non esiste il buttar via la chiave». Nell’ottobre 2018 Chiatti ha scritto alle famiglie delle vittime chiedendo scusa per i delitti.