Bergamo, l’imprenditore schiacciato da 15mila forme di Grana Padano: cosa sappiamo dell’incidente
Sarebbe, da solo, entrato poco prima delle 21 nel magazzino per la stagionatura delle forme di parmigiano, per controllare il robot che le gira e pulisce automaticamente. Questa la decisione fatale dietro la tragica scomparsa di Giacomo Chiapparini, l’imprenditore agricolo di 74 anni rimasto schiacciato da 25 mila forme di Grana Padano cadute nel capannone di un caseificio a Romano di Lombardia (Bergamo). Lo scrive il Corriere di Bergamo. In quei dieci corridoi, ciascuno dei quali contiene 1.600 forme, una scaffalatura avrebbe ceduto, portando al crollo di tutte le altre. Un letale effetto domino, il cui fragore ha allarmato il figlio dell’allevatore e alcuni dipendenti, che ieri sera, 6 agosto, si trovavano all’esterno del capannone: sono stati loro a dare l’allarme. Dopo una notte di ricerche, il corpo di Chiapparini è stato recuperato alle 8.45 di oggi, 7 agosto. La dinamica dell’incidente adesso dovrà essere ricostruita nel dettaglio: le indagini sono in mano ai carabinieri della compagnia di Treviglio e ai tecnici dell’Ats. Nel frattempo, i due figli, la moglie e i nipoti di Chiapparini si stringono nel cordoglio.
La storia dell’azienda
Proprio una dei suoi figli, ricorda il Corriere, raccontò tempo addietro la storia dell’azienda di famiglia: «Siamo produttori di latte da sempre. Mio padre Giacomo, ultimo di 7 fratelli, ha lavorato per anni con il padre e due fratelli come mezzadro prima di mettersi in proprio, guadagnandosi, grazie al suo lavoro, la prima cascina e un po’ di terra. Nel 1977 si è diviso dai fratelli e con la sua quota di 26 capi bovini, un trattore, un escavatore, mezzo capannone e un po’ di terra, ha iniziato la sua avventura. Ha cominciato a costruire la prima stalla e a vendere la materia prima alle grandi aziende di trasformazione, Invernizzi, Kraft, riuscendo a farsi riconoscere anche i premi sulla qualità».