Milano, ecco come sono saliti in Galleria i writers che l’hanno imbrattata. Salvini: «Carcere, multe e servizi sociali»
I tre giovani vestiti di nero che ieri sera hanno vandalizzato il frontone della Galleria Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano sono riusciti a salire sopra il monumento passando attraverso la terrazza del bar Duomo 21. Si tratta di uno dei locali più noti del centro milanese perché affaccia proprio accanto al Duomo ed è sempre molto affollato. Da lì si sono poi dileguati sui tetti, riuscendo a eludere la sicurezza e la videosorveglianza. Al momento, si ipotizza che possano aver usato una scala di servizio per riuscire a salire. Questo è quanto riferisce la questura di Milano, precisando che le indagini sono state affidate alla Polizia Locale e che sembra non esserci alcuna matrice politica dietro l’imbrattamento del frontone. L’azione è avvenuta attorno alle 22.30 di ieri sera 7 agosto. In quel momento la pattuglia dei vigili di turno in zona Duomo si è resa conto della presenza dei tre sul monumento e sono intervenuti. Sul posto sono arrivati anche i vigili del fuoco con un’autoscala e pattuglie della polizia di Stato e quella locale. Ma una volta saliti, i responsabili erano già scappati.
Condanna unanime dalla politica
Immediato il coro di critiche arrivato contro l’atto vandalico dei tre giovani. «Spero che questi criminali possano essere individuati e che, almeno stavolta, il Comune si costituisca parte civile nel processo», commenta il consigliere comunale di Milano Samuele Piscina (Lega). Anche Fratelli d’Italia alza la voce puntando il dito contro l’amministrazione che avrebbe reso la città «fuori controllo». Una condanna che appare essere bipartisan con il Pd che – attraverso la voce della consigliera regionale Carmela Rozza – parla di «un’offesa a tutti i milanesi». Le fa da eco la consigliera comunale dem Alice Arienta che invita a far chiarezza su come i tre writers siamo riusciti a eludere i sistemi di videosorveglianza e sicurezza.
Sangiuliano: «Più rispetto per l’arte». L’assessore: «Paghino di tasca loro»
Non tarda ad arrivare l’intervento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. «È un atto gravissimo che va punito con pene esemplari. Il rispetto per i beni pubblici e per i nostri immensi tesori artistico-architettonici deve affermarsi sempre più come valore assoluto, a partire dalla scuola fino agli strumenti social che troppo spesso rilanciano le gesta di veri e propri vandali che mettono a rischio i monumenti e gli spazi aperti al pubblico di elevatissimo valore storico e culturale», dichiara. All’attacco anche il ministro Salvini: «Una vergogna senza fine. Faremo di tutto perché le forze dell’ordine prendano questi teppisti, che devono avere una lezione che si ricorderanno per tutta la vita, a base di carcere, multa e servizi sociali a favore di disabili e anziani. E se minorenni, che paghino mamma e papà, evidentemente un po’ distratti». L’assessore regionale della Lombardia alla Cultura, Francesca Caruso, sollecita la necessità di individuare i responsabili al più presto, così da evitare emulazioni, e chiede che i lavori di restauro vengano pagati di tasca loro. «In un mondo ideale i writers verrebbero obbligati a ripulire tutto, ma non lo siamo. Forse nessuno li individuerà e punirà. Quindi – conclude l’assessore – resta solo da inviare loro un sentito messaggio: merde».
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