Galleria Vittorio Emanuele II vandalizzata a Milano, spunta la “pista francese”
Spunta la pista francese nell’inchiesta per l’individuazione dei tre giovani che hanno vandalizzato il frontone della Galleria Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano. Una delle scritte è «1€4A7», e sui social molti mettono in evidenza come si riscontri anche nei disegni fatti da writers francesi, all’altezza del teatro Chien Blanc, a 500 metri dallo scalo ferroviario. E – fa sapere il Corriere della Sera – si tratta di una pista che gli inquirenti starebbero valutando. Non è ancora chiaro chi siano i tre responsabili e come siano riusciti a eludere i sistemi di videosorveglianza e sicurezza. Secondo le prime ipotesi della questura, però, pare che siano riusciti a salire sopra il monumento passando attraverso la terrazza del bar Duomo 21, uno dei locali più noti del centro della città che affaccia al Duomo ed è sempre molto affollato. Da lì si sono poi dileguati sui tetti. Ma non si esclude che siano invece passati dalle scale e dalle rampe di servizio che portano direttamente al tetto della Galleria.
Gli altri writers: «Mai colpire i monumenti»
Mentre in questi giorni è arrivata la condanna unanime dal mondo della politica, anche persone del settore iniziano a manifestare il proprio dissenso per l’atto dei tre giovani incappucciati di nero. In un’altra delle scritte c’è il termine «King», ovvero Re. «È una grande spocchia. Una volta se eri il più bravo non te lo dicevi da solo, erano gli altri a complimentarsi. Questi hanno lanciato una sfida alla cultura storica della città pensando di coprirla con altra arte, ma sono lontani anni luce da quello che facevamo noi negli anni ‘90», commenta Domenico Melillo, avvocato di giorno e writer di notte. «Mai colpire chiese, cimiteri e monumenti. L’obiettivo – aggiunge – era dare colore ad aree degradate, per denunciarne lo stato di abbandono».