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Tassa sugli extraprofitti, Salvini tira dritto: «Li useremo per aumentare gli stipendi». Toti contro il governo: «Misura marxista»

09 Agosto 2023 - 13:25 Felice Florio
Forza Italia si dimostra cauta sul provvedimento che colpisce le banche e annuncia emendamenti

Un provvedimento inaspettato, la sera di lunedì 7 agosto, il successivo crollo della Borsa italiana e, oggi, la ripresa dei listini a Piazza Affari. Gli strascichi dell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle ferie agostane si muovono lungo due direzioni: quella dei mercati, che sembrano aver attutito il colpo della tassa del 40% decisa per gli extraprofitti bancari, e quella politica, che invece continua a popolarsi di proclami e critiche. Monolitica la difesa della misura da parte di Fratelli d’Italia e Lega. Più cauta, invece, Forza Italia. Dopo l’entusiasmo di Antonio Tajani – «così ripariamo agli errori della Bce» aveva detto -, è il suo fedelissimo, Paolo Barelli, a sollevare alcuni dubbi: «Non vorrei che il crollo in Borsa sia dipeso da un provvedimento che probabilmente il governo avrebbe dovuto valutare meglio. In Parlamento metteremo la testa su questo provvedimento e, se sarà necessario, proporremo degli emendamenti. Ci sono opinioni controverse». Chi, dall’alveo del centrodestra, si distingue con un commento particolarmente duro è Giovanni Toti: «Posso dirlo, la manovra sugli extraprofitti delle banche tassati per il 40% in modo retroattivo non mi convince. Non è cosa da liberali, ma da marxisti. Il passo successivo è la patrimoniale».

L’attacco del governatore ligure

Il presidente della Regione Liguria, sulla sua pagina Facebook, argomenta così: «Soprattutto, di chi sono le banche? Degli azionisti. E chi sono gli azionisti? Per lo più tutti voi che avete un fondo pensioni, un piano di accumulo, qualsiasi forma di risparmio gestito. Bene, per ridare agli italiani circa 4 miliardi di euro, abbiamo bruciato in borsa circa 10 miliardi di risparmi degli stessi cittadini. Quindi, il saldo, a oggi, è che i risparmiatori italiani sono più poveri, non più ricchi. Forse andava pensata meglio e da liberale bisognerebbe avere più fiducia nel mercato e meno nella politica». Ritrosie meno nette serpeggiano comunque tra diversi esponenti di Forza Italia. Tullio Ferrante, che pure parla di norma di equità sociale, dichiara: «Il testo è stato discusso e approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Il Parlamento, che convertirà il decreto, ove riterrà o dovessero emergere criticità, potrà migliorare il testo. Siamo pronti ad apportare le modifiche che si dovessero rendere necessarie». Anche il senatore Maurizio Gasparri ammette che il provvedimento «di sicuro può essere migliorato dal Parlamento».

I contrari

Davvero contrari alla tassa una tantum, ad ogni modo, sembrano essere solo i parlamentari di Azione, Italia Viva e +Europa. Una minoranza nella minoranza parlamentare, che vede Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra, invece, schierati a favore della misura. Tra gli esponenti del governo più attivi nel sostenere il prelievo dagli istituti di credito, poi, ci sono Adolfo Urso e Matteo Salvini. Il primo rimarca che «la proposta arrivata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che è una persona particolarmente preparata e sempre attenta ai conti, abbia ottenuto un unanime consenso di tutti i componenti del Consiglio dei ministri». Dopodiché, il ministro delle Imprese ne esalta il valore sociale: «Siamo intervenuti per riportare giustizia. Si tratta di una misura che, peraltro, esiste già in Europa. E non è una misura né di destra né di sinistra, ma una misura giusta». Il segretario della Lega, invece, annuncia le possibili destinazioni dei soldi ricavati dalla tassa sugli extraprofitti: «Vogliamo confermare gli aumenti sugli stipendi e le pensioni anche per l’anno prossimo». Ancora: «Stiamo ragionando anche sulla detassazione degli straordinari, sugli aiuti per i mutui sulla prima casa». E conclude: «Redistribuire una piccola parte dei miliardi di utile che le banche stanno facendo senza muovere un dito è un’opera economicamente e socialmente doverosa».

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